Emilio Lussu (1890–1975)
Autore di Un anno sull'altipiano
Sull'Autore
Fonte dell'immagine: Emilio Lussu (about 1953)
Opere di Emilio Lussu
Tutte le opere 2 copie
Un anno sull'altipiani 1 copia
Théorie de l'insurrection 1 copia
LA DIFESA DI ROMA A CURA DI GIAN GIACOMO ORTU E LUISA MARIA PLAISANT INTRODUZIONE ALLA LETTERATURA DI GUIDO QUAZZA… (1987) 1 copia
Teoria dell' insurrezione 1 copia
Theorie des Aufstands 1 copia
La ricostruzione dello Stato 1 copia
Lussu Emilio 1 copia
A ciascuno il suo, il sovversivo, il cinghiale del diavolo — Autore — 1 copia
Opere correlate
The Best Short Stories of 1940 and the Yearbook of the American Short Story (1940) — Collaboratore — 6 copie
Etichette
Informazioni generali
- Data di nascita
- 1890-12-04
- Data di morte
- 1975-03-05
- Sesso
- male
- Nazionalità
- Italia
- Luogo di nascita
- Armungia, Italia
- Luogo di morte
- Roma, Italia
- Luogo di residenza
- Sardegna, Italia
- Relazioni
- Lussu, Joyce (wife)
Utenti
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Premi e riconoscimenti
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Statistiche
- Opere
- 22
- Opere correlate
- 1
- Utenti
- 473
- Popolarità
- #52,094
- Voto
- 4.2
- Recensioni
- 19
- ISBN
- 48
- Lingue
- 8
Un anno sull'Altipiano è una cronaca autobiografica di ciò che è accaduto a Emilio Lussu sull'Altipiano di Asiago durante la Prima Guerra Mondiale, tra il giugno 1916 e il luglio 1917. Più volte nel corso del romanzo Lussu ci ricorda che sta riportando cosa è accaduto di notabile e che preferisce tacere invece di riempirci di vuote parole.
È difficile trovare buoni romanzi sulla guerra: troppo spesso sono esagerati con un sacco di dramma che vuole genericamente convincerti che la guerra è brutta e che tutt* dovremmo promuovere la pace. Sì, bene, clap, clap, peccato che queste sparate non rendano affatto l'idea (sempre che ci si possa fare un'idea di una situazione così estrema come la guerra).
Lussu invece racconta semplicemente dei fatti, senza enfatizzarli, perché è già tutto insensato, squallido e folle senza bisogno di rimarcare il concetto. Quindi Lussu ci racconta di uomini disperati che vanno avanti ad alcol e cioccolato, di ufficiali che hanno smarrito la loro lucidità e razionalità e di quanto sia difficile mantenere la propria umanità, ma di come questa ti colga all'improvviso, lasciandoti senza fiato.
Due parole infine per Avellini, protagonista di uno dei momenti più drammatici dell'intero romanzo. È una di quelle scene che vi si ficcano in testa e rimangono lì, a esemplificare un intero romanzo e un'intera catastrofe – quella della guerra.
Non è vero che l'istinto di conservazione sia una legge assoluta della vita. Vi sono dei momenti, in cui la vita pesa più dell'attesa della morte.… (altro)