Luciano Ligabue

Avevo letto 3 pagine di questo libro...3 pagine precise, miste alle altre, scelte da mia sorella che voleva dirmi qualcosa di molto importante, che voleva invitarmi a vivere qualcosa che solo io, in quel periodo potevo fare. Mi colpirono, mi emozionarono...ma scelsi di aspettare per leggerlo dall'inizio.
Avevo qualche riserva, non ho mai amato i racconti di fantascienza e temevo che mi avrebbe deluso; quelle pagine avevano un valore e forse mi potevano bastare...mi sembrava valessero l'intero libro. Ligabue come musicista mi sembrava prevedibile, però, magari come scrittore mi avrebbe sorpreso, visto che non ho mai trovato banali i testi delle sue canzoni.
Bè, quando, dopo qualche settimana ho deciso di immergermi in questa lettura, l'ho divorato. Mi ricordava il bellissimo ''1984'' di Orwell e anche il film abbastanza recente ''Il curioso caso di Benjamin Button''.
Anche se l'idea è quella sviluppata magistralmente nel 1948 da George Orwell, il Liga ha saputo regalare al libro una sua identità e originalità.
E' scritto bene, il ritmo dopo le prime 50 pagine è incalzante e il linguaggio, così essenziale e freddo, accentua l'orrore vissuto dai due protagonisti in questo mondo simile ad un campo di concentramento, e in cui il potere è in mano ad uno spietato Grande Fratello.
La ribellione dei protagonisti qui nasce dall'amore, dalla scoperta dell'amore ed è splendido il contrasto tra i momenti di violenza che i due protagonisti subiscono e quelli in cui gli stessi sono avvolti dal bianco manto della neve...il candore e la lentezza della neve che arriva tempestiva. '' Porta pulizia. Porta bianco. Costringe all'attenzione. Ai tempi lunghi. Lima rumori e colori. Lima le bave dei sensi''.
Nel terminare la lettura, la tristezza pare prendere il sopravvento, eppure l'autore riesce a stemperare il tono drammatico degli eventi regalando un malinconico e tenero sorriso.… (altro)