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Maurizio Blondet
16/04/2006
Esperti al lavoro sui resti del «Vangelo di Giuda»«Non succede tutti i giorni di scoprire un vangelo perduto», esulta Terry Garcia, vicepresidente della National Geographic Society.
E' il cosiddetto «Vangelo di Giuda» annunciato con gran clamore qualche giorno fa; la copia copta di un testo greco del secondo secolo, di cui già parlava sant'Ireneo di Lione.
Ma ora, dalle interviste che rilascia Terry Garcia, appaiono chiare due cose.
Primo: la National Geographic promuove il suo non come uno dei tanti vangeli gnostici, bensì come un autentico «vangelo perduto», che «cambierà la storia del cristianesimo», scritto o dettato da Giuda Iscariota in persona.
Secondo: che dalla sua «scoperta», la potente National Geographic conta di ricavare un sacco di denaro, grazie ad una campagna di marketing mondiale che comprende una mostra del manoscritto, il numero di maggio della rivista National Geographic tutto dedicato al «vangelo perduto», un documentario televisivo e ben due libri.
Tutto nella speranza di cavalcare la voga dei libri di fanta-religione provocata dal «Codice da Vinci» di Dan Brown.
La famosa società geografica deve per forza guadagnare.
Anche per recuperare il milione di dollari, almeno, che ha pagato per lo «sfruttamento».
Dell'opera alla Maecenas Foundation.

Che cos'è la Maecenas Foundation?
E' una fondazione svizzera che si occupa di arte antica e antiquariato.
L'ha fondata l'avvocato elvetico Mario Roberty, che è anche il legale della scopritrice del «vangelo»: una signora di Ginevra che si chiama Frieda Tchacos Nussberger.
La signora, 65 anni, ama presentarsi come un'antiquaria e quasi una mistica.
«Sono stata scelta da Giuda per riabilitarlo», dichiara ispirata in uno dei libri che la National Geographic sta per far uscire, «Il vangelo perduto» di Herbert Krosney: «ho salvato qualcosa di grande per l'umanità».
Ma ora, la corrispondente del New York Times a Roma (1) ha scoperto un lato meno mistico della signora: nel 2001 la Nussberger è stata arrestata a Cipro, su richiesta della polizia italiana, per aver portato via di nascosto dall'Italia delle antichità ed averle vendute ad ignoti.
E' stata anche condannata, se pure (come accade in Italia) con pena sospesa.
Le sfortune della signora con la giustizia italiana non sono in relazione con il vangelo di Giuda.
Ma la vicenda mette la signora nella luce della trafficante, attiva nel discutibile mondo dei trafugatori e contrabbandieri d'arte.
Secondo la storia da Indiana Jones che la National Geographic sta raccontando, e che pubblicherà nel numero di maggio, il manoscritto copto del vangelo di Giuda sarebbe stato trovato da contadini egiziani nei lontani anni '70, e da questi rivenduto a un ignoto mediatore.

Non è chiaro come il documento sia stato esportato dall'Egitto, dettaglio su cui la rivista USA sorvola; ma risulta che sia passato di mano in mano nel sottobosco oscuro dei traffici clandestini di materiale archeologico, comprato e venduto più volte in Europa e infine negli Stati Uniti.
Le troppe mani lo hanno rovinato.
«L'opera è stata maneggiata per anni da gente preoccupata, più che di proteggerla, di far denaro», accusa Jane Waldbaum, presidente dell'Archaeological Institute of America.
Come è venuta in possesso del manoscritto Frieda Tchacos Nussberger?
Lei racconta di averlo comprato nel 2000, per 300 mila dollari, da un altro anonimo «mediatore» che lo teneva in una cassetta di sicurezza ad Hicksville, sobborgo di New York.
Subito dopo, la signora svizzera tenta di rivendere il testo alla biblioteca Beincecke, dell'Università di Yale.
L'affare non va in porto.
Perché?
«C'erano problemi non risolti sulla provenienza» del reperto, fa sapere il curatore della biblioteca di Yale, Robert Babcock: in altre parole, il manoscritto non era accompagnato dalla documentazione, obbligatoria per le opere archeologiche, che ne attesta la regolare esportazione e proprietà.
Nel 2001, la Nussberger riesce a vendere il «Vangelo di Giuda» ad un altro anonimo «mediatore d'antiquariato» dell'Ohio.
La cifra è grossa: 2,5 milioni di dollari.

Così grossa, che il mediatore non riesce a completare i pagamenti.
Sicchè la Nussberger torna in possesso del codice manoscritto, ma - udite udite - non intero.
Il mediatore dell'Ohio si tiene diverse pagine del testo, perché quelle le ha pagate.
Dunque il prezioso manoscritto che la National Geographic presenta come il «vangelo scomparso che cambierà il cristianesimo» è un testo monco, fatto a pezzi da trafficanti di pochi scrupoli.
Ma non è finita.
Per recuperare il manoscritto copto, la Nussberger si era rivolta ad un avvocato esperto del settore, appunto Mario Roberty.
Costui consiglia di conferire la proprietà del documento alla Maecenas Foundation, fondazione «culturale» che, guarda caso, ha fondato lui.
E' come mettere un pezzo patrimoniale di valore, la cui proprietà non può essere dimostrata dal possessore, in capo a una società anonima.
Nel contratto di conferimento, alla Nussberger viene riconosciuto il diritto di ricevere compensi «per i redditi generati» dal «Vangelo di Giuda».
Evidentemente, l'avvocato e la signora già pensavano allo «sfruttamento» dell'opera.
Infatti bussano alla National Geographic, che abbocca: la potente società americana paga un milione di dollari alla Maecenas Foundation, e non già per acquistare il manoscritto, ma solo per poter utilizzare il suo contenuto.

Più una percentuale sui profitti editoriali alla Nussberger.
La quale guadagnerà, alla fine, almeno due milioni di dollari: quasi quello che voleva dal «mediatore dell'Ohio», detratto il prezzo delle pagine strappate e rimaste al suddetto «mediatore».
L'avvocato Roberty intanto assicura che la sua Fondazione non solo ha «la chiara titolarità legale» del documento, ma anche che lo consegnerà quanto prima alle autorità dell'Egitto.
Dopotutto, giura, la sua Fondazione si occupa proprio di recuperare opere inestimabili dal mercato nero, per restituirle ai Paesi d'origine: per questo si chiama «Mecenate».
Disinteressato, generoso amore dell'arte e del diritto.
Insomma, tutta la faccenda puzza: di deliberato inganno da parte della National Geographic, che presente il «Vangelo di Giuda» come scritto da Giuda, e il traditore come il discepolo prediletto da Gesù; ma la faccenda puzza anche di furto, trafugamento e denaro.
Com'è inevitabile, quando si evoca Giuda.
Solo che stavolta, non si tratta di trenta modesti sicli d'argento.

Maurizio Blondet

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Note
1) Elisabetta Povoledo, «Another Judas mistery: a looted gospel?», New York Times, 14 aprile 2006.
… (altro)
 
Segnalato
MareMagnum | 7 altre recensioni | May 16, 2006 |

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