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Søren Kierkegaard (1813–1855)

Autore di Timore e tremore

502+ opere 28,710 membri 182 recensioni 116 preferito

Sull'Autore

Born in Copenhagen, Denmark, Søren Kierkegaard was the son of a wealthy middle-class merchant. He lived all his life on his inheritance, using it to finance his literary career. He studied theology at the University of Copenhagen, completing a master's thesis in 1841 on the topic of irony in mostra altro Socrates. At about this time, he became engaged to a woman he loved, but he broke the engagement when he decided that God had destined him not to marry. The years 1841 to 1846 were a period of intense literary activity for Kierkegaard, in which he produced his "authorship," a series of writings of varying forms published under a series of fantastic pseudonyms. Parallel to these, he wrote a series of shorter Edifying Discourses, quasi-sermons published under his own name. As he later interpreted it in the posthumously published Point of View for My Work as an Author, the authorship was a systematic attempt to raise the question of what it means to be a Christian. Kierkegaard was persuaded that in his time people took the meaning of the Christian life for granted, allowing all kinds of worldly and pagan ways of thinking and living to pass for Christian. He applied this analysis especially to the speculative philosophy of German idealism. After 1846, Kierkegaard continued to write, publishing most works under his own name. Within Denmark he was isolated and often despised, a man whose writings had little impact in his own day or for a long time afterward. They were translated into German early in the twentieth century and have had an enormous influence since then, on both Christian theology and the existentialist tradition in philosophy. (Bowker Author Biography) mostra meno

Serie

Opere di Søren Kierkegaard

Timore e tremore (1843) — Autore — 4,059 copie
Fear and Trembling / The Sickness Unto Death (1941) — Autore — 1,271 copie
Gli atti dell'amore (1847) 1,095 copie
A Kierkegaard Anthology (1946) 1,058 copie
Diario del seduttore (1843) — Autore — 974 copie
Training in Christianity (1848) 645 copie
The Essential Kierkegaard (1996) 574 copie
La nostra epoca (1847) 549 copie
Briciole filosofiche (1844) 474 copie
Diario (1958) 457 copie
Attack upon Christendom (1944) 356 copie
Parables of Kierkegaard (1978) 309 copie
Il mio punto di vista (1939) 248 copie
Discorsi cristiani (1929) 189 copie
The Prayers of Kierkegaard (1956) 186 copie
Fear and Trembling / The Book on Adler (1994) — Autore — 180 copie
La ripetizione (1843) 164 copie
Due epoche (1846) 145 copie
Selections from the writings of Kierkegaard (1952) — Autore — 132 copie
In vino veritas (1981) 55 copie
The Kierkegaard Reader (1989) 50 copie
Gospel of sufferings (1847) 44 copie
Kierkegaard's Writings, XVIII: Without Authority (1997) — Autore — 41 copie
Letters and documents (1979) 38 copie
Kierkegaard (2010) 33 copie
The Quotable Kierkegaard (2013) 28 copie
Diapsalmata: da Aut-Aut (1996) 23 copie
Samlede værker (1982) 23 copie
Dagboeknotities een keuze (1974) 23 copie
Breviario (1955) 19 copie
Aforismi e pensieri (1995) 14 copie
Discorsi edificanti. 1843 (1943) 14 copie
The Moment (1988) 12 copie
The Crowd Is Untruth (2010) 12 copie
Opere (1988) 11 copie
Skrifter i udvalg (1986) 11 copie
Øieblikket 1-10 (2014) 10 copie
Samlede ver (1994) 10 copie
Die Leidenschaft des Religiösen (1953) — Autore — 6 copie
El instante (2006) 6 copie
Aforismen (1983) 6 copie
Atten opbyggelige Taler (1843) 6 copie
Wijsheid van Kierkegaard (2006) 5 copie
Saper scegliere (2010) 4 copie
Geheime Papiere (2004) — Autore — 4 copie
Välisoittoja (1988) 4 copie
Diario (1900) 4 copie
Antígona (2003) 3 copie
Diario íntimo (1993) 3 copie
Texter och citat i urval (2013) 3 copie
Either/or / 2 copie
Die Tagebücher (1974) 2 copie
Érotisme (1989) 2 copie
L'Existence (1982) 2 copie
Lettere del fidanzamento (2009) 2 copie
PUOI SOFFRIRE CON GIOIA (2012) 2 copie
Tekster i udvalg (1970) 2 copie
Vie et regne de l'amour (1946) 2 copie
O INSTANTE (2019) 2 copie
Cartas del noviazgo (2005) 2 copie
JOURNAL T04 1850-1853 (1957) 1 copia
Mit forhold til hende (2006) 1 copia
Journals 1 copia
Der Einzelne. (2002) 1 copia
The Journals 1 copia
Le stade esthétique. (1966) 1 copia
Obliques. Kierkegaard (1981) 1 copia
Enten-Eller i udvalg (1995) 1 copia
Accanto a una tomba (1999) 1 copia
O baanquete 1 copia
Of/of 1 copia
ESTUDIOS EST TICOS I (1996) 1 copia
6: 1849-1850 1 copia
Livsvisdom 1 copia
The Journals 1 copia
Werkausgabe (1971) 1 copia
Kierkegaard 1 copia
Covek i duh 1 copia
Fear and Loathing (2014) 1 copia
Coupable?Non coupable! (1942) 1 copia
Berliner Tagebücher (2000) 1 copia
Journal 1 copia
Diario (1-0) 1 copia
Christ 1 copia
Sr̜en Kierkegaard (1981) 1 copia
Tagebücher, Erster Band (1963) 1 copia

Opere correlate

Existentialism from Dostoevsky to Sartre (1956) — Collaboratore — 2,076 copie
Watch for the Light: Readings for Advent and Christmas (2004) — Collaboratore — 757 copie
Western Philosophy: An Anthology (1996) — Autore, alcune edizioni184 copie
Other Selves: Philosophers on Friendship (1991) — Collaboratore — 89 copie
Copenhagen Tales (2014) — Collaboratore — 18 copie
Kierkegaard leven en werk (1962) — Collaboratore — 18 copie
Jylland skildret af danske forfattere — Autore, alcune edizioni3 copie
Rusomsorg i praksis (2014) — Collaboratore, alcune edizioni2 copie
Sofistene (1994) — Collaboratore — 1 copia

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Informazioni generali

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Recensioni

E difficile qualificare con esattezza il metodo seguito da Kierkegaard: la sua dichiarazione di voler fare unicamente un'indagine psicologica" sulla natura del peccato originale va presa con cautela. La trattazione tocca di volta in volta i vari campi interessati al problema: la teologia dogmatica, la metafisica, la fenomenologia o psicologia in senso proprio. Ma se si deve dichiarare una dominanza, essa va attribuita alla metafisica tenendo presente all'inizio l'origine teologica del problema (il dogma del peccato originale) e gli spunti biblici della sua potente analisi fenomenologica (la tentazione, il demoniaco...) che operano continuamente in ogni punto del trattato. L'angoscia è il presupposto del peccato originale rispetto alla caduta di Adamo ed Eva, come lo è per la caduta nel peccato di ogni loro discendente. Il suo oggetto è il nulla ed è l'avvertenza di questo nulla che rivela all'uomo di essere una sintesi di anima e corpo nello spirito. Se l'angoscia può essere occasione di caduta e di perdizione, può anche e deve essere, con la sua scoperta degli orrori del peccato, una tappa per incamminarsi verso il bene e la salvezza: il più spaventoso e pericoloso di questi orrori è la tentazione del suicidio, ma l'uomo ha in sua mano un punto solido a cui ancorarsi, ed è precisamente la "fede" che mette in fuga ogni angoscia e rende possibile il dispiegamento positivo delle energie dello spirito per accostarsi a Dio". (Dallo scritto di Cornelio Fabro)

Kierkegaard pubblica sotto lo pseudonimo di Vigilius Haufniensis, Il concetto dell’angoscia (Begrebet Angest), nel 1844 riprendendo un tema già presente in Timore e tremore, quello della nozione di possibilità.
Ogni singolo in ogni stadio dell'esistenza è sottoposto a questa categoria, ma siccome ogni possibile soluzione è fenditura verso l'ignoto, ogni scelta crea angoscia. Ogni scelta, infatti, si apre davanti al baratro delle possibilità dove tutto è possibile e una volta compiuta la scelta non c’è possibilità di ritorno nella condizione di innocenza originaria. Questo stato non è di quiete, ma di tensione, di lotta interiore, quella lotta che Kierkegaard aveva vissuto combattendo con se stesso nel momento in cui doveva decidere se sposare o no Regina Olsen.
Nell’analizzare la situazione del singolo nei confronti della scelta, Kierkegaard pone il problema all’origine dei tempi, quando l’uomo viveva nell’ignoranza; in quel tempo sembrava esserci pace e quiete in quanto in questo stato l’uomo era determinato psichicamente solo dalla sua natura. Ma siccome in questo stato non c’è niente con cui confrontarci, anche questo stato genera angoscia perché invita lo spirito a sognare, a fantasticare proiettando in avanti il singolo e generando nel suo spirito sognatore l’angoscia. Fortunato l’animale che non essendo determinato come spirito non può essere sottoposto all’angoscia! Nell’uomo, invece, questo stato è perenne; lo si trova già nei bambini mentre li vediamo ricercare l’avventuroso e il misterioso. Una riflessione, dunque è d’obbligo, che quanto meno spirito c’è, tanto meno angoscia esiste. E questo non vale solo per l’uomo, ma anche per le sue creazioni come ad esempio per le nazioni; tanto più sono evolute tanto maggiore è l’angoscia per il loro futuro.
L’uomo è anima e corpo, ma la sintesi dei due non è pensabile se non si uniscono in un terzo, questo è lo spirito.
L’emblema dell’angoscia è Adamo. Dio gli dice di non mangiar il frutto della conoscenza del bene e del male; ma come poteva Adamo, dice Kierkegaard, comprendere la differenza tra bene e male della sua azione se tale conoscenza gli sarebbe venuta come conseguenza della soddisfazione del frutto? Il divieto non lo pone all’interno della razionalità tra bene e male, ma gli fa apparire chiara, invece, la possibilità nascente dalla sua libertà. Questa è “la possibilità angosciante di potere” perché, pur non sapendo Adamo che cosa sia ciò che egli può e quindi essendo nell’ignoranza, pur tuttavia sente in sé l’angoscia del possibile futuro. E questa ignoranza perdura anche quando gli vien detto da Dio che dovrà morire visto che ha commesso il peccato; ancora una volta non sa che cosa voglia dire morire, mentre invece sente dentro di sé che quella condanna contiene l’idea del terribile. Ed ancora una volta l’angoscia lo turba ed è angoscia che si svolge nell’ignoranza di ciò che ancora non conosce. L’angoscia viene ad essere per lui motivo dominante sia nei confronti del divieto (per qualcosa di cui non conosce i confini), sia nei confronti della pena (che giungerà una volta operata la scelta di quel qualche cosa di cui non conosce i confini). Se Adamo avesse avuto la nozione di ciò che era bene e ciò che era male la sua scelta sarebbe stata cosciente, ma non conoscendo i limiti fra bene e male vive in uno stato d’ignoranza che crea angoscia nei confronti del divieto. Ma essa produce angoscia anche nei confronti della pena, infatti, dopo la condanna, Adamo avrà anche l’angoscia della morte, pena inflittagli di cui però non ha ancora l’esperienza; egli non vive il timore della morte futura, quanto l’angoscia nel presente. Così emerge la risposta alla domanda su che cosa sia il possibile. Esso corrisponde al futuro che non è ancora ma che può essere ed io mi angoscio dice Kierkegaard perché “sono immerso in una visione illusoria di un nulla infinitamente privo di contenuto”. L’angoscia è dunque la situazione psicologica che precede la scelta, che accompagna la scelta, che non dà pace.
Che cosa succede ai successori di Adamo? Con loro l’angoscia diventa riflessa in quanto partecipano alla storia della specie e se con Adamo il peccato venne nel mondo con l’angoscia, il peccato, a sua volta, portò con sé l’angoscia che si manifesta nella tensione tra peccato e redenzione. La redenzione è una possibilità, ma come tale non è ancora, e il singolo potrà dire di aver superato l’angoscia solo quando questa redenzione sarà colta. Ma quando ciò potrà avvenire? Solo con un salto qualitativo, cioè quel salto che si compie al di là dello stadio estetico, al di là dello stadi etico, nello stadio religioso.
E questo è un salto, non un passaggio. Lasciamo a Hegel, dice Kierkegaard, dar spiegazione di questa categoria come delle altre due, quella di mediazione e di negazione, “agenti mascherati che danno origine a tutti i movimenti”; il movimento verso il nuovo viene invece col salto e non con un passaggio; non è un problema di quantità ma di qualità e si cambia con un salto mentre col passare da una quantità ad un’altra si ammonticchia. Nella vita spirituale non si può parlare di accumulazione, ma di qualità e non ci sono rimedi di nessun tipo; non valgono né l'accortezza, né la prudenza, né la previdenza; occorre invece vivere l’angoscia fino in fondo, accettarla trasformandola in elemento di formazione e di crescita completa. E come si potrà fare ciò? Attraverso lo svestimento della illusorietà dei vari possibili, attraverso la coscienza della minaccia che porta con sé ogni possibile; questo ci permetterà di compiere quel salto che solo la fede, trasportandoci da una condizione finita, nella quale siamo legati a causa dei sensi, delle norme, della quotidianità, alla condizione infinita, dove c’è solo Dio che ci parla e ci ordina (si ricordi la figura di Abramo ben delineata in Timore e tremore).
Armando Girotti
… (altro)
 
Segnalato
Cerberoz | 9 altre recensioni | Apr 21, 2012 |

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