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Charles Jencks (1939–2019)

Autore di The Language of Post-Modern Architecture

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Sull'Autore

Architectural critic and historian Charles Jencks is the author of, among many other titles, Le Corbusier and the Tragic View of Architecture (Doubleday 50M copies sold to date)., The Language of Post-Modern Architecture, and The Architecture of the Jumping Universe. (Bowker Author Biography)

Serie

Opere di Charles Jencks

What is Post-Modernism? (1986) 100 copie
Architecture today (1982) 55 copie
The Post-Modern Reader (1992) 42 copie
Iconic Building (2005) 40 copie
Post-Modernism (1987) 38 copie
Bizarre Architecture (1979) 38 copie
Free-Style Classicism (Architectural Design Profile) (1982) — A cura di — 20 copie
Post-Modern Classicism (1980) — A cura di — 20 copie
New Moderns (1990) 19 copie
Log 24 (2012) 10 copie
Current Architecture (1982) 8 copie
NEW CHICAGO ARCHITECTURE (1982) 5 copie
Designing a house (1986) 4 copie
Toyo Ito (1995) 2 copie

Opere correlate

Architectural Theory: From the Renaissance to the Present (2003) — Collaboratore — 281 copie
The Chinese garden : History, art and architecture (1978) — Collaboratore, alcune edizioni125 copie
New Classicism (1990) — Collaboratore — 30 copie

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Quando questo libro è apparso per la prima volta nel 1972, era parte dello spirito che avrebbe definito una nuova era dell'architettura e del design, un nuovo modo di pensare pronto ad andare oltre le dottrine puriste e i modelli formali del modernismo. Il libro di Charles Jencks e Nathan Silver è stato un manifesto per una generazione a cui piaceva fare cose ad hoc, usando materiali a portata di mano per risolvere problemi del mondo reale. Le implicazioni erano sovversive. La parola “adhocism” è entrata nel vocabolario, il concetto di adhocism è entrato a far parte degli strumenti del designer e l'adhocism è diventato un classico di culto.

L'adhocismo è sempre esistito (basta pensare a Robinson Crusoe, che costruisce una zattera e poi un riparo utilizzando parti del relitto della sua nave.) Come principio progettuale, l'adhocism inizia con le improvvisazioni quotidiane: una bottiglia come candelabro, un dizionario come fermaporta, un sedile del trattore su ruote come sedia da pranzo. Ma è anche una forza non sviluppata nel modo in cui ci avviciniamo a quasi tutte le attività, dal gioco all'architettura, dall'urbanistica alla rivoluzione politica.

Scritto in modo accattivante, pieno di immagini ed esempi da aree diverse come la meccanica automobilistica e la biologia, Adhocism ci esorta a prestare meno attenzione al regolamento e più al vero principio di come effettivamente facciamo le cose. Dichiara che i problemi non sono necessariamente risolti in momenti magici in cui un inventore escogita la agognata soluzione definitiva al problema urlando "eureka!", ma per tentativi ed errori, adattamenti e riaggiustamenti.

A cosa può servire questa riflessione calata in una pubblica amministrazione? Ciò che vedo quotidianamente nella burocrazia professionale in cui opero sono i quotidiani tentativi di risolvere situazioni contingenti mediante soluzioni ad hoc confezionate attingendo alle capacità tecniche disponibili in quel momento ed in quella specifica situazione. Se non è adhochismo questo? Ma la domanda è: se ne deve uscire o è bene favorire questa modalità di lavoro? Ho l'impressione che per mantenere il dinamismo e la capacità di affrontare la variabilità dei problemi quotidiani sia necessario coltivare la capacità reattiva dei professionisti ingaggiati nell'ente supportando l'uso di tecnologie più avanzate rispetto a quelle attuali. Tecnologie che dovrebbero supportare anche la collaborazione.
… (altro)
 
Segnalato
claudio.marchisio | Mar 6, 2023 |

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