Beate Teresa Hanika

Un libro dalla costruzione contorta e, per me, respingente; solo dalla metà abbondante si riesce a inquadrare il secondo piano narrativo e a svelare, di dolore in dolore, di rabbia in rabbia, l'intera vicenda. La storia di una sopravvissuta ebrea nella Vienna che mai tornerà ad abbracciarla, che mai le chiederà scusa o la risarcirà in qualche modo, tutt'altro.
La storia purtroppo torna, quei tempi odiosi stanno tornando e fanno di nuovo vittime

Ha tre piani narrativi.
L'attuale, con la vecchia Elisabetta, ebrea viennese, unica sopravvissuta della sua famiglia alla deportazione e lo sterminio, che vive una vecchiaia solitaria e tra i fantasmi.
Gli anni della guerra, con Elisabetta bambina, ultima di tre sorelle, e i suoi giochi e le sue apprensioni e il suo amore impossibile per il vicino di casa, ariano e nazista e innamorato delle maggiore delle sue sorelle.
E una terza narrazione, all'inizio nebulosa e difficile da collocare nel tempo: un'amorosa amicizia tra due ragazzine, una delle quali ebrea. Un rapporto proibito, per ragioni che si chiariranno man mano che i particolari consentiranno di stabilire che questa storia è il "ponte" tra i due periodi della storia di Elisabetta, tra la bambina di 10 anni rimasta senza famiglie e la vecchia in aridità dai dolori.… (altro)