Luigi Ghirri

Non è un libro "perfetto", ma è probabilmente la miglior cosa scritta sulla fotografia in italiano. Sta alla fotografia come la "Breve ma veridica storia della pittura italiana" di Roberto Longhi (pur molto diversa, soprattutto nella forma) sta alla pittura. Il tono è necessariamente colloquiale poiché preso direttamente dalle lezioni, contiene nozioni basilari, lungaggini e ripetizioni ma ogni tanto appare un pensiero così brillante da colpire chiunque si occupi di fotografia. La parte storica è un po' debole e la parte finale del libro (con Ghirri che disquisisce sul declino dell'industria discografica - invece di dilungarsi sulle sue belle copertine di album) stufa un po. Le osservazioni più interessanti sono probabilmente quello sullo sguardo, sulla scelta, sulla sensibilità. E le foto di Ghirri sono ovviamente bellissime. Nota sul libro: il formato è bello, così come la carta scelta. Inguardabile la copertina così mal photoshoppata: per un fotografo così attento anche all'uso delle sue immagini (a un certo punto critica l'uso dei giornali di tagliarle) è un affronto bello e buono.… (altro)

il primo libro di Ghirri, 1978, due anni dopo la mostra di Eggleston al MoMA, cioè dopo l'ingresso della fotografia a colori nell'alveo del campo artistico. Anni importanti, libro importante e come si suol dire "seminale", ben riprodotto in questa seconda edizione 2013 a cura dell'inglese Mack. Le fotografie sono un documento storico importante e restano fresche come allora. I contributi testuali un po' meno (non tanto quello di Ghirri, quanto quello di Piero Berengo Gardin, architetto cugino del ben più noto fotografo - buono invece il testo - contemporaneo - aggiunto in appendice a firma di Francesco Zanot).… (altro)

Il Ghirri "pugliese" (1982-1983) si discosta dalle foto più concettuali degli inizi abbracciando una natura più sentimentale che poi fiorirà soprattutto negli ultimi suoi anni, anche se in modo più astratto. Quello di questo libro è un corpus ampio, con immagini meno esemplari e più emotive (a conferma dello scarto sopra citato), in cui protagonista è la luce pugliese, proiettata soprattutto sulla pietra, sui muri e sui vicoli. Il mare c'è poco, arriva alla fine di questa selezione. Colpiscono le tante persone, tanti bambini e ragazzi, alcuni in posa da vero e proprio ritratto (anche qui, diversità rispetto al "solito" Ghirri, anche se questo libro è proprio la riprova che esistono più Ghirri diversi). Un libro che regala piacere nostalgico, reso anche nell'oggetto libro (anche se dalla copertina fragile) dal solito encomiabile editore Mack.… (altro)