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Penelope Fitzgerald (1916–2000)

Autore di The Bookshop

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Sull'Autore

In 1997 Penelope Fitzgerald's novel The Blue Flower was named one of the New York Times Book Review's eleven Best Books of the Year. Winner of the 1979 Booker Prize for Offshore, Fitzgerald was also short-listed for the Booker for The Bookshop. The Beginning of Spring, and The Gate of Angels. mostra altro Penelope Fitzgerald lives in England. (Bowker Author Biography) Penelope Fitzgerald, one of England's most-celebrated contemporary writers, is the author of "The Blue Flower," which won the National Book Critics Circle Award. Winner of the 1979 Booker Prize for "Offshore," she was also shortlisted for the Booker for "The Bookshop," "The Beginning of Spring," & "The Gate of Angels." She lives in London. (Bowker Author Biography) Admired by many as one of the leading English novelists of her day, Penelope Fitzgerald (1916-2000) wrote some twelve books of fiction and nonfiction over the course of her writing career; which began at the age of sixty. She won the National Book Critics Circle Award for "The Blue Flower" and the Booker Prize for "Offshore". She died on April 28, 2000, at the age of eighty-three. (Bowker Author Biography) mostra meno

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Informazioni generali

Nome legale
Knox, Penelope Mary (born)
Data di nascita
1916-12-17
Data di morte
2000-04-28
Sesso
female
Nazionalità
UK
Luogo di nascita
Lincoln, Lincolnshire, England, UK
Luogo di morte
London, England, UK
Luogo di residenza
Southwold, Suffolk, England, UK
Istruzione
University of Oxford (Somerville College|1938)
Attività lavorative
novelist
biographer
journalist
tutor
Relazioni
Knox, E. V. (father)
Knox, Ronald (uncle)
Knox, Wilfred (uncle)
Peck, Winifred (aunt)
Premi e riconoscimenti
The Heywood Hill Literary Prize (1996)
Golden PEN Award (1999)
Booker Prize (1979)
National Book Critics Circle Award (Fiction, 1997)
Breve biografia
Penelope Fitzgerald (1916-2000), laureatasi ad Oxford nel 1939, ebbe varie esperienze di lavoro e di vita, fra l'altro il giornalismo e la storia dell'arte. Iniziò a scrivere opere narrative all'età di sessant'anni. Quasi tutti i suoi romanzi hanno vinto premi prestigiosi fra cui il Booker Prize. Penelope Fitzgerald definiva i suoi romanzi «microchip novels», romanzi in miniatura, scherzando sulla concisione alla quale tutti sono improntati, e che è diventata un po' il suo marchio di fabbrica; a proposito di uno di essi Auberon Waugh, critico famoso per la sua ferocia, dichiarò che per la prima volta nella sua carriera si sorprendeva a pregare una donna di scrivere non di meno, ma di più. Presto diventata popolarissima, la Fitzgerald era stata salutata fin dal debutto come «a writer's writer», un autore per autori, in quanto l'economia e la precisione del suo stile, la salda organizzazione del suo estro, la secchezza del suo umorismo, e la competenza sfoggiata in qualunque argomento ella affronti, sono particolarmente apprezzati da chi se ne intende.

Utenti

Discussioni

1916: Penelope Fitzgerald - Resources and General Discussion in Literary Centennials (Febbraio 2016)

Recensioni

Una piccola storia, una vicenda di paese (un villaggio inglese del Suffolk) che ha per protagonista una vedova di mezza età che apre una libreria e incontra tanti e tali ostacoli, frapposti da ‘potenti’ locali, in questa sua innocente attività da essere costretta, amaramente, a rinunciare. La conclusione di questa piccola storia lascia l’amaro in bocca. E' comunque strano che in un libro che parla di libri non abbia il minimo spazio l'amore per i libri e la lettura. La protagonista è così lontana dai libri e così incompetetente da chiedere a un compaesano di valutare per lei se valga la pena di rifornirsi di copie di 'Lolita'. Il racconto, scritto con distacco molto inglese, cerca soprattutto di cogliere le dinamiche della vita del villaggio e la grettezza dei rapporti che la caratterizzano, ma la qualità della scrittura è difficile da valutare perché è assai mal tradotto anche se il traduttore è Masolino D’amico che, in questo caso, non ha però reso un buon servigio all’autrice.… (altro)
½
 
Segnalato
Marghe48 | 147 altre recensioni | Jan 21, 2019 |
“L’inizio della primavera” di Penelope Fitzgerald venne pubblicato la prima volta nel 1988 e in Italia undici anni dopo, grazie a Masolino d’Amico, che ne fu anche il bravissimo traduttore, dalla Sellerio. Il racconto ha la grazia e la scrittura pulita senza enfasi di tutti i racconti della Fitgerald, la storia, quella di un imprenditore inglese che vive a Mosca e viene abbandonato dalla moglie, appare quasi una cornice per tenere insieme i capitoli, ognuno come un racconto a sé, sulla vita che si svolgeva a Mosca prima della grande rivoluzione.
I servi in casa erano tanti: c’erano quelli occasionali, come il lustrascarpe e la lavandaia, e quelli abituali, come la cuoca, l’aiuto cuoca, la bambinaia, un portiere, un guardiano del cortile. Il padrone tratteneva loro una specie di passaporto interno, che era necessario se si doveva compiere un viaggio di più di quindici miglia e, se lo avesse ritenuto opportuno, avrebbe anche potuto non restituirlo. Tolstoj era morto da pochi anni e nei suoi discepoli aveva acceso desideri di libertà e di alti ideali. Il contabile Selwyn è un esempio di fervente sostenitore di queste idee. Nel romanzo i personaggi sono tutti importanti, hanno un loro ruolo, una funzione che li caratterizza. E’ divertente il passaggio in cui il servo Toma affida il padrone affranto a Dio e il padrone obietta che, quando lo aveva assunto, gli aveva detto di non essere credente e allora il servo precisa di non essere un non credente, ma un libero pensatore. E come libero pensatore lo può affidare a Dio, se pensa che in quel momento sia necessario e poi, il giorno dopo, essere libero di non credere: cosa che, invece, come non credente non potrebbe fare.
Non sembrano esserci questioni davvero serie per nessuno. L’operaia Agafja, nella stamperia, si mette in ginocchio per intercedere per il sorvegliante, che è stato licenziato, poi, anche se non ottiene nulla, “soddisfatta dell’effetto drammatico che aveva prodotto, tornò, come una vecchia sentinella che riprende la sua postazione, ai suoi samovar ...”
E ancora:
“La signora Graham era figlia di un erudito, allevata a Cambridge, e non riconciliata con la vita a Mosca. Anche se, Frank lo sapeva, lei stessa non era stata all’università, la si sarebbe potuta definire in certo modo una studiosa, una studiosa di guai, o piuttosto di guai altrui. […] Di fronte al suo divano sedeva una donna all’incirca della sua età, più o meno fra i quaranta e i cinquant’anni, con una gonna grigia di stoffa robusta, una camicetta grigia non troppo intonata a questa, un bolero di lana grigia a chiazze rosa qua e là e un cappello di feltro calcato meticolosamente dritto. L’effetto totale era di sfida davanti alle incognite.”
C’è sempre un tono di umorismo allegro nelle descrizioni dei personaggi e anche delle situazioni, che non vengono mai percepite come drammatiche, ma piuttosto come fastidiose seccature a cui occorre in un modo o nell’altro porre rimedio.
““Non voglio dover pensare affatto a lei” disse Frank. “Sto per uscire di testa”. Aveva l’impressione che stessero evitando un aspetto importante della faccenda, ma era troppo stanco per elaborare quale. […] Quello che non riusciva a immaginare era lei (Lisa Ivanovna) che versava lacrime alla Muirka o in qualsiasi altro posto. Il mondo esterno non sembrava produrre su di lei un’impressione sufficiente per questo.”
I capitoli finali sono molto belli e concludono la storia con l'aprirsi via via del cuore e dell'intimità dei personaggi e, sullo sfondo, il grande rito, che si compie ogni anno, con l'apertura delle finestre della casa, rimaste chiuse durante l'inverno. E' l'inizio della primavera.
… (altro)
 
Segnalato
CristinaGandolfi | 19 altre recensioni | Aug 16, 2017 |

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