Eugen Dollmann

Dollmann scrisse Roma nazista nel 1948, un anno dopo essere tornato in libertà. Non vi fu segreto, macchinazione, congiura, complotto, maneggio
nella Roma fascista e nazista degli anni tra il 1937 e il 1943 di cui egli non fosse a conoscenza. E non vi fu avvenimento di portata storica di quel periodo,
riguardante i rapporti tra fascismo e nazismo, in cui non avesse avuto parte, dagli incontri tra Mussolini e Hitler alle visite ufficiali romane dei ministri del Reich, alla reazione tedesca al 25 luglio prima e all'8 settembre poi. Con la penna e l'estro dello scrittore di razza, questo colonnello delle SS, colto, elegante, mondano, dotato di senso dell'ironia, ha documentato l'occupazione tedesca grazie alle porte per lui perennemente aperte dell'ambasciata di von Mackensen, del comando supremo di Kesselring, della villa gardesana di Wolff. E ora, rileggendo Roma nazista, si scoprirà quanto questo tedesco raffinato e beffardo ci abbia lasciato un quadro impareggiabile di questa società in festa sull'orlo dell'abisso, che accomunava in un'unica frenetica ricerca di piacere vincitori virtuali e vinti effettivi. Una stagione romana da basso impero che si concluse l'8 settembre 1943. SIlvio Bertoldi… (altro)