Lena Divani

Complice un approccio svogliato e distratto, questo libro mi ha spiazzata
Ho imparato da anni a non leggere prefazioni, risvolti e quarte di copertina dei libri che decido di leggere perché tra spoiler, voli pindarici e false recensioni le sorprese sgradite sono troppe, quindi di Anna, la protagonista di questo romanzo, sapevo solo che era una donna che scopre il tradimento da parte del marito.

Ho sbuffato non poco nella parte iniziale, in cui Anna attonita e rabbiosa scopre una foto di suo marito abbracciato a un'altra donna, si mette a pedinarlo e lo vede in atteggiamento confidenziale con un'altra
E ho dato per scontato di trovarmi in una specie di ennesimo romance che mi avrebbe spiattellato le varie donne della vita del marito fedifrago; ho iniziato pure a riflettere su come questo giochino per nazionalità sia inutile se poi si incappa in storie stereotipate di tutte le latitudini e longitudini. Non trovavo nulla di tipico, se non riportarmi a un'Europa pre-euro in cui, visti i prezzi citati, pure la Grecia in quanto a moneta debole piena di zeri finali non stava messa tanto bene.

Arrivati allo svelamento "io so che tu sai che io so", la parola passa alla figlia di Anna che racconta il seguito della serata da tregenda dal suo punto di vista, poi passa a una conoscente, poi alla madre di Anna, a una amica di infanzia persa di vista per anni: tutte raccontano un pezzo di storia successiva allo "strappo" prodottosi nella vita di questa donna normale e senza pretese e tutte descrivono un'Anna diversa a seconda del periodo e delle fasi.
Alla fine sei donne terminano la storia di Anna, con i loro giudizi e le loro meschinerie, ognuna "vede" una donna diversa, che indubbiamente sta cambiando e reagendo, e lottando. Non sono tenere, sono anche piuttosto antipatiche e ci si aspetta che Anna prima o poi riprenda lei la parola e racconti il suo punto di vista, rivendichi le sue scelte piuttosto radicali e spieghi i buchi tra una transizione e l'altra
Ma non sarà così: la voce di Anna e i suoi progetti non li sentiremo più

E niente, solo a ridosso della fine ho capito che il titolo si riferisce a queste figure non propriamente amiche che descrivono e giudicano ciò che di Anna sanno, vedono e sentono. E tutto ciò mi ha lasciata abbastanza triste.… (altro)