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Sull'Autore

Timothy Darvill is Professor of Archaeology and Director of the Centre for Archaeology, Anthropology, and Heritage in the School of Conservation Sciences, Bournemouth University. His research interests focus on the prehistory of northwest Europe and he has excavated at Stonehenge, Wiltshire, as mostra altro well as in other parts of England, Wales, the Isle of Man, Greece, and Russia. Among his many publications are The Concise Oxford Dictionary of Archaeology (2008) and Stonehenge: The Biography of a Landscape (2006). mostra meno

Serie

Opere di Timothy Darvill

Prehistoric Britain (1987) 83 copie
Megaliths from antiquity (2003) 4 copie

Opere correlate

Lost Gods of Albion: The Chalk Hill Figures of Britain (1997) — Prefazione — 65 copie
A Companion to Archaeology (2003) — Collaboratore — 26 copie
Hidden Histories: Discovering the Heritage of Wales (2008) — Collaboratore — 7 copie
The Antiquaries Journal 83 (2003) — Collaboratore — 2 copie
The Antiquaries Journal 89 (2009) — Collaboratore — 1 copia

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Informazioni generali

Nome canonico
Darvill, Timothy
Sesso
male

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Recensioni

La bibliomania è una patologia complessa che studia i processi morbosi dell'amore per i libri e come tale va sotto il nome di patologia generale. Ma può anche manifestarsi in molti altri diversi aspetti, e quindi per singole sottomalattie e va classificata come patologia speciale. Il bibliomane non si definisce tale soltanto per la sua mania di raccogliere libri antichi, moderni o rari ma anche in manie per così dire collaterali, quali possono essere gli innumerevoli rami del collezionismo legato al vasto mondo dei libri. Opuscoli, depliant, cataloghi, guide, cartoline, fotografie, brochure, manifesti, pieghevoli, biglietti ed altre realizzazioni tipografiche del genere possono tutte ruotare intorno al mondo del libro, alimentarne le idee, fissare i ricordi, accompagnare l’esistenza di ogni bibliomane o semplice amante e lettore, collezionista di libri. Tra le innumerevoli carte di questo genere che ho raccolto nel corso degli anni a seguito di visite a biblioteche, musei, gallerie, mostre, esibizioni, in città piccole o grandi, in Italia o all’estero, carte con le quali ho letteralmente riempito cassetti e scaffali della mia libreria, ho pescato un libro pagato due sterline e 95 pence in una libreria inglese denominata “West country Books” alla fine degli anni ottanta.

In poco più di una cinquantina di pagine l’autore che è anche un fotografo ci parla di un gigante che appare sulla collina di una bella contea in Inghilterra. Il gigante di Cerne è una figura dalle origini controverse, tagliata in una collina a gesso a nord del villaggio diCerne Abbas, nella regione del Dorset. E’ collocato in un’area di 55 metri quadri, scavato nel terreno di gesso per circa 30 cm. Alcune fonti dicono che la figura risale al periodo romano-britannico, altri la fanno risalire al XVI secolo. E’ la figura colossale di un uomo nudo, un gigante con una enorme clava nella mano destra e con un altrettanto enorme pene che si leva verso l’altro in piena erezione. E’ visibile a grande distanza e si affaccia sulla valle che porta il suo nome. Ai suoi piedi c’è il villaggio che ospita un’antica abbazia. La figura è intagliata nel terreno per circa mezzo metro e nel corso dei secoli questi canali sono stati costantemente ripuliti in maniera da ostacolare la crescita di erbacce che nascondessero la figura riprodotta sul terreno. Durante l’ultima guerra questi canali vennero ricoperti da vegetazione per oscurarne la vista dall’alto agli aerei tedeschi che sorvolavano la zona per andare a bombardare la vicina città di Bristol.

Sono state fatte varie ipotesi sulla storia di questo gigante. Alcuni studiosi hanno avanzato l’idea che fosse raffigurata una divinità celtica, il dio Nodone. Altri, tra i quali anche l’autore del libretto, sostengono che il gigante non sia altro che la divinità romana Ercole. Altri ancora sostengono che sia il nome del fiume che scorre nella valle sottostante, il Cernunnos. Comunque sia il gigante ha resistito nei secoli e attira ancora l’attenzione di numerosi turisti i quali quando si fermano ad osservare il gigante visitano anche l’abbazia del villaggio. L’attrazione scenografica maggiore è ovviamente quella che la gente riserva agli attributi sessuali del gigante. L’autore del libretto afferma che l’organo ha una lunghezza di 22 piedi, vale a dire 6 metri e rotti cm. Se si contano anche i testicoli arriviamo ad una grandezza totale del fallo di trenta piedi, oltre nove metri.

Le rappresentazioni falliche erano manifestazioni piuttosto diffuse nella cultura celtica delle Isole Britanniche come del resto anche nel mondo romano. Non c’era nulla di offensivo o di osceno in queste scene basti pensare che erano in uso diffuso lampade ad olio fatte a forma di fallo. Del resto questo organo così importante resta il simbolo della fertilità. Fino alla fine del secolo scorso gli abitanti del posto credevano che fare l’amore nei pressi del fallo del gigante favorisse la fertilità delle donne. Una versione più raffinata e gentile di questa leggenda è quella che vuole che le ragazze in amore potessero assicurarsi la loro fertilità sedendosi soltanto sulla collina nei pressi del gigante. Potenza ed importanza dei simboli! https://goo.gl/Qgwp89
… (altro)
 
Segnalato
AntonioGallo | Nov 2, 2017 |
This is an encyclopedic account of Britain’s archaeology (mainland Britain – there’s very little mention of Ireland) from the earliest human arrivals to the Roman invasion. As such, I imagine this is an useful reference work for the professional or amateur archaeologist.

However, Darvill rarely speculates beyond the facts and description; there are no easy-to-follow stories and neat conclusions, so it was heavy going for the interested lay person like myself. Having said that, it turned out to be well-worth persevering, as I gradually found myself getting enthralling glimpses into remote and unimagined worlds.

Rather sobering is the difference between what is known now and what I was taught so long ago at school. Apart from the whole subject being much more complex than I’d thought, clearly some of these long-ago cultures were more complex and ‘advanced’ than I’d thought, too.

The reader is left with as many questions as answers – that, of course, is exactly what the archaeology gives us – it’s frustrating to be given so much while, at the same time, more and more realising how little we know of these remote ancestors. It’s a fascinating book, though. I shall certainly read it through again – it’s a lot to grasp at one reading. I shall certainly be consulting it on a regular basis, too.
… (altro)
 
Segnalato
alaudacorax | Apr 24, 2015 |
A much earlier edition I have read. From Senate House.
 
Segnalato
JohnLindsay | Sep 25, 2013 |

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