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Jim Dale (1) (1935–)

Autore di Un canto di Natale

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Opere di Jim Dale

Un canto di Natale (1843) 24,659 copie
Scapino! (1975) 68 copie
Georgy Girl - Piano Sheet Music — Lyricist — 1 copia

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ˆLa ‰meccanica del cuore (2007) — Narratore, alcune edizioni804 copie
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Elliot il drago invisibile (1977) — Actor — 337 copie
Demone di ghiaccio (2008) — Narratore, alcune edizioni300 copie
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Hot Lead & Cold Feet [1978 film] (1978) — Actor — 31 copie
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Carry on Don't Lose Your Head [1967 film] (1967) — Actor — 11 copie
Pushing Daisies: Seasons One & Two (2007) — Actor — 10 copie
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Unidentified Flying Oddball [1979 film] (1979) — Actor — 6 copie
Scapino; One Act (1975) — Autore — 5 copie
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Disney Villains: Simply Sinister Songs (2010) — Collaboratore — 3 copie
Screaming Queens! (2021) — Narratore — 1 copia

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Informazioni generali

Nome legale
Smith, James
Data di nascita
1935-08-15
Sesso
male
Nazionalità
UK
Luogo di nascita
Rothwell, Northamptonshire, England, UK
Luogo di residenza
New York, New York, USA
Istruzione
Kettering Grammar School, Northamptonshire, England, UK
Attività lavorative
actor
voice artist
singer
songwriter
Premi e riconoscimenti
MBE

Utenti

Discussioni

Lyra's Christmas Carol in Fine Press Forum (Dicembre 2023)
Lyra's Books A Christmas Carol in Fine Press Forum (Gennaio 2022)
Book covers - A Christmas Carol in Tattered but still lovely (Dicembre 2014)
DISCUSS "A CHRISTMAS CAROL" HERE in The Green Dragon (Gennaio 2007)
The "A Christmas Carol" Reading and Discussion Thread in The Green Dragon (Dicembre 2006)

Recensioni

Ciò che ero, ciò che sono, ciò che vorrei e posso essere. Se fosse stato pubblicato oggi, invece che nel 1843, “A Christmas Carol: A Goblin Story of Some Bells that Rang an Old Year Out and a New Year In”, noto anche come Cantico di Natale, Ballata di Natale, Racconto di Natale o “Canto di Natale”, il suo autore Charles Dickens avrebbe fatto concorrenza in libreria a “Sfida delle Emozioni” della famosa mental coach italiana Nicoletta Simonazzi, quanto per ridare stimolo, spirito e coscienza all’interprete della storia.

Quasi nessuno lo rammenta, ma questo libro e il suo protagonista, tal Ebenezer Scrooge, visitato nella vigilia di natale da tre spiriti (il Natale del passato, del presente e del futuro), preceduti da una severa apparizione dello spettro del defunto amico e collega Jacob Marley, è stato per 180 anni circa (e lo è ancora) la fonte di ispirazione di film, sceneggiati, cartoni animati dedicati al Natale. Cito, a titolo di esempio, cinque successi planetari: Canto di Natale di Topolino (1983), S.O.S. Fantasmi (1988), Festa in casa Muppet (1992), A Christmas Carol (2009), Dickens – L'uomo che inventò il Natale (2017).

La storia la conoscono davvero tutti: Scrooge è un uomo d’affari avaro ed egoista, trascura affetti e famiglia, è impietoso con chi lavora per lui, rifugge la beneficenza a qualsiasi titolo, non sa apprezzare le piccole cose e, più di tutto, snobba il Natale e tutto ciò che esso porta.

"Non siate così di malumore, zio" disse il nipote.
"Sfido io a non esserlo" ribatté lo zio "quando s’ha da vivere in un mondaccio di matti com’è questo. Un Natale allegro! Al diavolo il Natale con tutta l’allegria! O che altro è il Natale se non un giorno di scadenze quando non s’hanno danari; un giorno in cui ci si trova più vecchi di un anno e nemmeno di un’ora più ricchi; un giorno di chiusura di bilancio che ci dà, dopo dodici mesi, la bella soddisfazione di non trovare una sola partita all’attivo? Se potessi fare a modo mio, ogni idiota che se ne va attorno con cotesto “allegro Natale" in bocca, avrebbe a esser bollito nella propria pentola e sotterrato con uno stecco di agrifoglio nel cuore. Sì, proprio!”
"Zio!" pregò il nipote.
"Nipote!" rimbeccò accigliato lo zio, "tieniti il tuo Natale tu, e lasciami il mio”.
"Il vostro Natale! ma che Natale è il vostro, se voi non ne fate?”
(da Canto di natale” di Charles Dickens)

Accade però qualcosa di inaspettato, a far da copione ad ogni Natale “fantastico" che si rispetti, ovvero che i tre fantasmi del Natale (passato, presente e futuro) conducano, di visione in visione, un atterrito Scrooge a pentirsi del proprio egoismo guardando alla sua vita trascorsa ed alle occasioni perdute (ciò che ero), scampando ad una morte solitaria e meschina (ciò che sono) e portandolo a mutare il suo atteggiamento verso il mondo, gli altri e il Natale (ciò che vorrei e posso essere). Il commovente lieto fine, con uno Scrooge che prende coscienza e si trasforma in amabile benefattore e nello zio perduto e ritrovato, ridà serenità e senso al Natale ed allo spirito che questa festa regala ad ognuno di noi.

E’ il “miracolo nella 34ª strada” che Charles Dickens ambienta in una piccola cittadina dell’Inghilterra vittoriana affetta da tutti i grandi problemi della società dell’epoca in piena rivoluzione industriale e che, attraverso una semplice, ma efficace narrazione gotica pone l’accento, e senza dubbio una critica, sulle forti disparità sociali e sulla povertà delle classi meno abbienti sfruttate dal ceto manifatturiero e mercantile, esasperando il lavoro minorile e femminile, facendo leva sull’analfabetismo, sulla necessità di sopravvivere (anche a fronte di malattie le cui cure erano precluse a chi non poteva permettersele). Criticità mai risolte dalla Poor Law inglese (Legge contro la povertà) che non fu in grado di offrire risposte reali ai problemi dei più bisognosi. Il testo si inserisce in un contesto letterario in cui comincia ad affermarsi il romanzo realista che presta particolare attenzione agli umili e ai poveri, mettendo in luce le grandi contraddizioni di una stagione in cui stabilità e crescita economica prodotte dall’industrializzazione e dai commerci coloniali, fanno da contraltare allo sfruttamento degli strati più bassi della popolazione, creando forti e crescenti tensioni sociali tra i più sfruttati e quella grande grande borghesia imprenditoriale che si nasconde dietro il velo dell'ipocrisia e del perbenismo.

La critica alla borghesia britannica di Dickens è quindi palese, ma l’autore, prendendo il Natale come ideale pretesto, riflette e fa riflettere sulla speranza che, attraverso una presa di coscienza ed una rinnovata moralità dell’individuo le cose possano cambiare, che esista insomma una speranza e che tutto non sia perduto. Ed il giorno di Natale è indiscutibilmente perfetto per parlare di rinascita. Il testo è strutturato in cinque sezioni che l’autore chiama “strofe”, come quelle di una canzone o di una poesia, dando una certa teatralità ad una effettiva rappresentazione del Natale.

Edizione resa disponibile in formato elettronico da Liber Liber e tratta dal testo di “Cantico di Natale in prosa: racconto di spiriti” di Carlo Dickens (esattamente all’italiana), la prima nel nostro Paese tradotta da Federigo Verdinois per i tipi della Ulrico Hoepli e data alle stampe nel 1888. Questa edizione, diciamo più antica, resta una vera chicca per l’italiano utilizzato nella traduzione che riflette dizionario, struttura della prosa e modi di dire dell’Italia di fine 800.

Visivo e penetrante, allegorico e ricco di immaginazione, grazie ad un narratore onnisciente che conosce alla perfezione situazioni del presente, del passato e del futuro, la psicologia dei personaggi, le loro azioni, questo è il libro ideale, stante anche le sue poco più che cento paginette, per essere letto insieme ai propri figli, nel tepore domestico e nella magica atmosfera che questa festa ci regala.
… (altro)
 
Segnalato
Sagitta61 | 524 altre recensioni | Dec 24, 2023 |
Ciò che ero, ciò che sono, ciò che vorrei e posso essere. Se fosse stato pubblicato oggi, invece che nel 1843, “A Christmas Carol: A Goblin Story of Some Bells that Rang an Old Year Out and a New Year In”, noto anche come Cantico di Natale, Ballata di Natale, Racconto di Natale o “Canto di Natale”, il suo autore Charles Dickens avrebbe fatto concorrenza in libreria a “Sfida delle Emozioni” della famosa mental coach italiana Nicoletta Simonazzi, quanto per ridare stimolo, spirito e coscienza all’interprete della storia.

Quasi nessuno lo rammenta, ma questo libro e il suo protagonista, tal Ebenezer Scrooge, visitato nella vigilia di natale da tre spiriti (il Natale del passato, del presente e del futuro), preceduti da una severa apparizione dello spettro del defunto amico e collega Jacob Marley, è stato per 180 anni circa (e lo è ancora) la fonte di ispirazione di film, sceneggiati, cartoni animati dedicati al Natale. Cito, a titolo di esempio, cinque successi planetari: Canto di Natale di Topolino (1983), S.O.S. Fantasmi (1988), Festa in casa Muppet (1992), A Christmas Carol (2009), Dickens – L'uomo che inventò il Natale (2017).

La storia la conoscono davvero tutti: Scrooge è un uomo d’affari avaro ed egoista, trascura affetti e famiglia, è impietoso con chi lavora per lui, rifugge la beneficenza a qualsiasi titolo, non sa apprezzare le piccole cose e, più di tutto, snobba il Natale e tutto ciò che esso porta.

"Non siate così di malumore, zio" disse il nipote.
"Sfido io a non esserlo" ribatté lo zio "quando s’ha da vivere in un mondaccio di matti com’è questo. Un Natale allegro! Al diavolo il Natale con tutta l’allegria! O che altro è il Natale se non un giorno di scadenze quando non s’hanno danari; un giorno in cui ci si trova più vecchi di un anno e nemmeno di un’ora più ricchi; un giorno di chiusura di bilancio che ci dà, dopo dodici mesi, la bella soddisfazione di non trovare una sola partita all’attivo? Se potessi fare a modo mio, ogni idiota che se ne va attorno con cotesto “allegro Natale" in bocca, avrebbe a esser bollito nella propria pentola e sotterrato con uno stecco di agrifoglio nel cuore. Sì, proprio!”
"Zio!" pregò il nipote.
"Nipote!" rimbeccò accigliato lo zio, "tieniti il tuo Natale tu, e lasciami il mio”.
"Il vostro Natale! ma che Natale è il vostro, se voi non ne fate?”
(da Canto di natale” di Charles Dickens)

Accade però qualcosa di inaspettato, a far da copione ad ogni Natale “fantastico" che si rispetti, ovvero che i tre fantasmi del Natale (passato, presente e futuro) conducano, di visione in visione, un atterrito Scrooge a pentirsi del proprio egoismo guardando alla sua vita trascorsa ed alle occasioni perdute (ciò che ero), scampando ad una morte solitaria e meschina (ciò che sono) e portandolo a mutare il suo atteggiamento verso il mondo, gli altri e il Natale (ciò che vorrei e posso essere). Il commovente lieto fine, con uno Scrooge che prende coscienza e si trasforma in amabile benefattore e nello zio perduto e ritrovato, ridà serenità e senso al Natale ed allo spirito che questa festa regala ad ognuno di noi.

E’ il “miracolo nella 34ª strada” che Charles Dickens ambienta in una piccola cittadina dell’Inghilterra vittoriana affetta da tutti i grandi problemi della società dell’epoca in piena rivoluzione industriale e che, attraverso una semplice, ma efficace narrazione gotica pone l’accento, e senza dubbio una critica, sulle forti disparità sociali e sulla povertà delle classi meno abbienti sfruttate dal ceto manifatturiero e mercantile, esasperando il lavoro minorile e femminile, facendo leva sull’analfabetismo, sulla necessità di sopravvivere (anche a fronte di malattie le cui cure erano precluse a chi non poteva permettersele). Criticità mai risolte dalla Poor Law inglese (Legge contro la povertà) che non fu in grado di offrire risposte reali ai problemi dei più bisognosi. Il testo si inserisce in un contesto letterario in cui comincia ad affermarsi il romanzo realista che presta particolare attenzione agli umili e ai poveri, mettendo in luce le grandi contraddizioni di una stagione in cui stabilità e crescita economica prodotte dall’industrializzazione e dai commerci coloniali, fanno da contraltare allo sfruttamento degli strati più bassi della popolazione, creando forti e crescenti tensioni sociali tra i più sfruttati e quella grande grande borghesia imprenditoriale che si nasconde dietro il velo dell'ipocrisia e del perbenismo.

La critica alla borghesia britannica di Dickens è quindi palese, ma l’autore, prendendo il Natale come ideale pretesto, riflette e fa riflettere sulla speranza che, attraverso una presa di coscienza ed una rinnovata moralità dell’individuo le cose possano cambiare, che esista insomma una speranza e che tutto non sia perduto. Ed il giorno di Natale è indiscutibilmente perfetto per parlare di rinascita. Il testo è strutturato in cinque sezioni che l’autore chiama “strofe”, come quelle di una canzone o di una poesia, dando una certa teatralità ad una effettiva rappresentazione del Natale.

Questa edizione è una stampa CDE su licenza Rizzoli, editata per la prima volta nel 1976 in Italia per la traduzione di Maria Luisa Fehr, resa ancor più gradevole da alcune illustrazioni di Arthur Rackman, conosciuto illustratore dell’epoca vittoriana che ebbe a rappresentare molti libri celebri, tra cui anche Alice nel Paese delle Meraviglie di Lewis Carroll.

Visivo e penetrante, allegorico e ricco di immaginazione, grazie ad un narratore onnisciente che conosce alla perfezione situazioni del presente, del passato e del futuro, la psicologia dei personaggi, le loro azioni, questo è il libro ideale, stante anche le sue poco più che cento paginette, per essere letto insieme ai propri figli, nel tepore domestico e nella magica atmosfera che questa festa ci regala.
… (altro)
 
Segnalato
Sagitta61 | 524 altre recensioni | Dec 24, 2023 |
Ma anche se si fosse tagliato via la punta del naso, ci avrebbe appiccicato sopra un cerotto e l’avrebbe presa con allegria.

Questa frase riassume bene ciò che nell’immaginario comune è diventato Canto di Natale di Dickens: c’è Scrooge, che parte come uno stronzo avaraccio e finisce come un adorabile vecchietto. Probabilmente non c’è nessuno che detesti la storia con i tre spiriti dei Natali passati, presenti e futuri, perché è un amore che ci viene dall’infanzia ed è ormai radicato nel nostro cuore, complici anche le molte trasposizioni cinematografiche.

Dobbiamo proprio complimentarci con Dickens, che è riuscito a far arrivare così lontano la sua decisa critica sociale, scaturita dalla sua personale esperienza come operaio, grazie alla quale divenne acutamente consapevole delle terribili condizioni di vita dei meno abbienti, soprattutto dei bambini. Così ogni anno ci ritroviamo a commuoverci di fronte a Fred o Tiny Tim e magari chissà, qualcun@ di noi potrebbe anche finire per essere meno stronz*...

A questa (ennesima) rilettura, devo dire di aver molto apprezzato l’umorismo inglese di Dickens: non ricordavo affatto questo aspetto ironico di Canto di Natale ed è la conferma che i classici hanno qualcosa di nuovo da dirti a ogni lettura!
… (altro)
 
Segnalato
lasiepedimore | 524 altre recensioni | Sep 21, 2023 |
Credo che chiunque conosca la storia di Ebenezer Scrooge e dei tre spiriti che vennero a fargli visita, è un simbolo del Natale tanto quanto l'albero o il panettone; d'altronde contiene tutti quegli elementi fatti apposta per scaldare il cuore di noi sognatori: famiglie felici davanti a tavole imbandite, atmosfere gioiose ed un vecchio avaro convertito dalla magia delle festività, che si può volere di più?
Attenzione però a non sottovalutare questo libro, che non è solo un concentrato di buoni sentimenti (benché ce ne siano a profusione ed io non me ne lamenti di certo) ma un vero gioiellino della letteratura; stiamo pur sempre parlando di Dickens, e Dickens è spesso sentimentale ma mai svenevole, anzi è un maestro nello stemperare i momenti più commoventi con la giusta dose di humor, creando un equilibrio perfetto tra brio e malinconia. E' racchiuso qui il segreto di questa fiaba meravigliosa, quello che la rende unica nel suo genere da quasi duecento anni.
Non c'è lettura migliore per inaugurare il periodo natalizio, ogni volta mi fa riprovare le stesse emozioni della prima.
… (altro)
 
Segnalato
Lilirose_ | 524 altre recensioni | Dec 9, 2021 |

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