Carlos Ruiz Zafón (1964–2020)

Leggo ricorrentemente Zafon in questo periodo non per scelta, ma per caso. L’autore spagnolo ha avuto un enorme successo di pubblico ma a me convince fino ad un certo punto. Ottimo il mestiere, ma sulla qualità ho più di qualche perplessità. Questo romanzo, “Le luci di settembre” è sicuramente gradevole nella sua enorme semplicità, l’incrocio di due storie di varie umanità che danno corso ad un racconto che a tratti assume un ritmo serrato. Da un lato Simone Sauvelle, una vedova con due figli, Dorian e Irene, che lasciata in difficoltà dal marito trova una soluzione nel trasferimento nella tenuta di Cravenmoore; e dall’altro Lazarus, un ricco fabbricante di giocattoli, alla cui spalle c’è una storia terribile. Siamo nel solco della narrativa di consumo, un racconto che si legge, che è anche intrigante, ma che nulla lascia, sempre a metà tra suspence e mistero. Una storia ben costruita e ben sviluppata, ma, come già detto, frutto di mestiere. Un romanzo che si può certamente leggere ma sul quale è inutile riporre eccessive aspettative.… (altro)

Troppe storie accorpate.

"Miquel non toccò cibo; Carax, apparentemente affamato, mangiò per entrambi.
...
Si stavano domandando se il loro destino era stato deciso dalle carte toccate loro in sorte o dal modo in cui le avevano giocate."
(pagina 354)

"Mi balenò in mente il pensiero che dietro ogni copertina si celasse un universo infinito da esplorare e che, fuori di lì, gente sprecasse il tempo ascoltando partite di calcio e sceneggiati alla radio, paga della sua mediocrità."
(pagina 9)

"Ma mentre avanzavo nella penombra, fui assalito dallo sconforto. Se infatti, per puro caso, io avevo coperto tutto un mondo in un unico libro, tra gli innumerevoli conservati in quella necropoli, altre decine di migliaia sarebbero finiti nel dimenticatoio. Ebbi la sensazione di essere circondato da milioni di pagine abbandonate, da anime e mondi senza padrone che si inabissavano in un oceano tenebroso mentre fuori di lì il genere umano, tanto più smemorato quanto più convinto di essere saggio, scivolava verso un inconsapevole oblio."
(pagina 76)… (altro)