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Luciano Canfora

Autore di La biblioteca scomparsa

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Sull'Autore

Luciano Canfora is Professor of Greek and Latin Philology at the University of Bari, Italy.

Comprende i nomi: Luciano Canfora, Luciano Canfora

Fonte dell'immagine: Luciano Canfora, 2015

Serie

Opere di Luciano Canfora

La biblioteca scomparsa (1987) — Autore — 767 copie
Giulio Cesare: il dittatore democratico (1999) — Autore — 136 copie
Libro e liberta (1994) 65 copie
Il mondo di Atene (2011) 50 copie
1914 (2006) 37 copie
La natura del potere (2010) 36 copie
La prima marcia su Roma (2007) 31 copie
Il copista come autore (2002) 30 copie
La storia falsa (2008) 28 copie
Noi e gli antichi (2002) 28 copie
Il mistero Tucidide (1999) — Autore — 27 copie
Convertire Casaubon (2009) 20 copie
Libri e biblioteche (2002) — Autore — 20 copie
La guerra civile ateniese (2013) 18 copie
Storie di oligarchi (1983) — Autore — 17 copie
Ideologie del classicismo (1991) 15 copie
La metamorfosi (2021) 14 copie
1956: l'anno spartiacque (2008) 12 copie
Il papiro di Artemidoro (2008) 11 copie
La democrazia dei signori (2022) 11 copie
Il papiro di Dongo (2005) 11 copie
È l'Europa che ce lo chiede (falso!) (2012) — Autore — 10 copie
Gli antichi ci riguardano (2014) 10 copie
L’occhio di Zeus (2006) 10 copie
La lista di Andocide (1998) 10 copie
Ellenismo (1987) 8 copie
Intervista sul potere (2013) 8 copie
Il viaggio di Aristea (1996) 7 copie
Le vie del classicismo (1989) 7 copie
Manifesto della libertà (1994) 7 copie
Demagogia (1993) 6 copie
Fermare l'odio (2019) 5 copie
Vita di Lucrezio (1993) 5 copie
La democrazia di Pericle (2012) 4 copie
Dante e la libertà (2023) 4 copie
I volti del potere (2012) — Autore — 4 copie
Conservazione e perdita dei classici (2016) — Autore — 3 copie
Vivere con i classici (2020) — Autore — 2 copie
Marx vive a Calcutta (1992) 2 copie
Il passato presente (2022) 2 copie
Tucidide 2 copie
Il cittadino (2012) 2 copie
Marx e i suoi scolari (2023) 1 copia
Su Gramsci (2007) 1 copia
La storiografia greca (1999) 1 copia
Storici e storia (2003) 1 copia

Opere correlate

Orestea (0458) — Prefazione, alcune edizioni10,206 copie
Aristotele e il giavellotto fatale (1980) — Postfazione, alcune edizioni54 copie
Critica del testo (1927) — Postfazione, alcune edizioni42 copie
A Companion to Julius Caesar (2009) — Collaboratore — 34 copie
The Oxford Handbook of Hellenic Studies (2009) — Collaboratore — 21 copie
Oxford Readings in Greek and Roman Historiography (2011) — Collaboratore — 10 copie
Les savoirs de l'écriture en Grèce ancienne (1988) — Collaboration — 9 copie
Introduzione alla filologia greca (1997) — Prefazione, alcune edizioni8 copie
Il libro di Tersite (1950) — Postfazione, alcune edizioni8 copie
La rivolta degli schiavi in Sicilia — A cura di, alcune edizioni7 copie
The Oxford Handbook of Demosthenes (Oxford Handbooks) (2018) — Collaboratore — 4 copie
Dialogue of the Melians and the Athenians (1999) — A cura di, alcune edizioni4 copie

Etichette

Informazioni generali

Nome legale
Canfora, Luciano
Data di nascita
1942-06-05
Sesso
male
Nazionalità
Italia
Istruzione
Ecole normale supérieure de Pise (Doctorat, Philologie classique)
Université de Bari (Doctorat, Histoire romaine, 19 64)
Attività lavorative
full professor
Relazioni
Canfor, Fabrizio (Père)
Cifarelli, Rosa (Mère)
Cifarelli, Michele (Oncle)
Organizzazioni
University of Bari, Italy
Premi e riconoscimenti
Médaille d'or pour le mérite de la science et de la culture (2000)
Chevalier de la grande croix de l'ordre équestre de Sant'Agata (2005)
Croix d'honneur du président de la République hellénique (2005)
Médaille d'or de l'Association Italienne de la Culture Classique, AICC (2011)
Université de Reims (Docteur honoris causa, 20 06)
Breve biografia
Professore ordinario di Filologia greca e latina presso l'Università di Bari e direttore scientifico della Scuola Superiore di Studi Storici di San Marino. È membro dei comitati direttivi di varie riviste, sia scientifiche sia di alta divulgazione, come ad esempio il Journal of Classical Tradition di Boston, la spagnola Historia y critica, la rivista italiana di alta divulgazione geopolitica Limes (Gruppo L'Espresso). È membro del comitato scientifico dell'Enciclopedia Italiana Treccani. Dirige inoltre, sin dal 1975, la rivista Quaderni di Storia (ed. Dedalo, Bari). Dirige altresì la collana di testi La città antica presso l'editore Sellerio, nonché la collana Paradosis per le edizioni Dedalo. Molti dei suoi libri sono stati tradotti in USA, Francia, Inghilterra, Germania, Grecia, Olanda, Brasile, Spagna, Repubblica Ceca. Le sue pubblicazioni trattano di filologia, storia e politica dall'età antica all'età contemporanea.

Utenti

Recensioni

Una riflessione interessante con gli USA come grande nemico dell'Europa.
 
Segnalato
claudio.marchisio | Apr 4, 2024 |
MARX E LO SCOLARO TOGLIATTIANO
Messosi sotto l'ombrello di Hobsbawm, da cui viene autorizzato a pubblicare la voce enciclopedica dedicata a Marx di un Dizionario Biografico della Università di Oxford del 2004 (in tutto 38 pagine), il nostro Luciano Canfora continua a usare l'arte raffinata della filologia per far emergere Togliatti come il migliore degli scolari di Marx (sic!). Nonostante ciò il libro presenta non pochi meriti. Il primo, ed è quello su cui investe gran parte delle sue analisi puntuali, è di smentire l'interpretazione leninista di Marx con l'invenzione di una "dittatura del proletariato" mai pensata da Marx. Meno convincente l'idea di suffragare l'interpretazione engelsiana favorevole a una via elettorale al potere. Il Marx che vuole liquidare è quello più vicino alla propensione escatologica per una abolizione dello Stato, il Marx "illuminato" dalla Comune di Parigi, quello utopista. A pag. 40 lo dice chiaro: è il Marx riscoperto nel 1968, e ricorda l'operazione editoriale di Giangiacomo Feltrinelli di pubblicare la prima edizione di Stato e Rivoluzione di Lenin (quella in cui si dice che il fine della rivoluzione è l'abolizione dello Stato e in cui non compare ancora la necessità di una fase intermedia di "dittatura") insieme alla Critica del Programma di Gotha di Marx, che Canfora attribuisce al mero livore personale contro Lassalle, e nemmeno scritto per la pubblicazione avvenuta postuma. Un testo fortemente criticato da Canfora che non nasconde di parteggiare per la nascente socialdemocrazia tedesca sotto il nume tutelare di Engels. Credo che abbia le sue buone ragioni, come dimostra anche nel recuperare la correzione gramsciana del concetto di dittatura in quello di egemonia (più vicino al neologismo del Manifesto, Erkämpfung), analizzata alla luce dell'attenzione riposta da Gramsci - e non è poco che lo si dica finalmente - verso le critiche di Trotsky alla strada presa dal regime sovietico. Quello che non funziona è il tentativo di salvare come sempre Togliatti, e con lui le "vie nazionali", presentato persino come ammonitore del disastro nucleare incombente e pertanto non più rivoluzionario ma sostenitore di un prudente equilibrio mondiale e già avviato ad un rapporto solido con la socialdemocrazia tedesca e nordeuropea, non più marxista (senza però fare alcun accenno all'eurocomunismo berlingueriano). A ciò aggiunge, sempre a pag. 40, una triste nota sul movimentismo del '68 che non avrebbe compreso la "partita in atto tra imperialismo neocolonialistico e decolonizzazione. Una partita in cui l'imperialismo ha avuto la vittoria essendo riuscito a liquidare il principale punto di riferimento del movimento di decolonizzazione cioè la iper-statalista URSS" (quindi viva la traduzione statalista engelsiana di Marx? E qui il rigore filologico si defila...). Non è, invece, che questi movimenti anticoloniali nazionali si siano liquidati da soli proprio per il loro legame con l'URSS, dando vita a mostri di apparati militari e autocratici sul modello sovietico, divenuti oppressori in casa e impedendo lo sviluppo di un capitalismo dinamico, concorrente con i monopoli dell'Impero? E non è questa la più grande colpa degli USA con i suoi Kissinger e Nixon, ma anche i Kennedy, a non capire che quelle rivoluzioni anticoloniali andavano appoggiate e che c'era una battaglia di egemonia da compiere sul terreno politico che metteva in continuità la rivoluzione prima americana, poi francese, con le aspirazioni più generali del successivo 48 e poi del movimento operaio e socialista tutto? Giusto andare oltre l'utopismo escatologico di Marx, meno giusto non vederne le implicazioni libertarie e di critica alla condizione alienata nel rapporto con il lavoro. Il '68 non sarebbe finito nelle fauci del poststalinismo e del neostalinismo maoista. Se è vero che il comunismo si è dimostrato "la strada più lunga che porta dal capitalismo al capitalismo", come ci dice Canfora citando G.Dalos nell'Epilogo (p. 119) e che, citando nella pagina successiva Hobsbawm del 2012 di Come cambiare il mondo, "se si vuole avere una chance di successo [per trovare soluzioni ai problemi del mondo] bisogna porre le stesse domande che si pose Marx, rifiutando le risposte dei suoi vari discepoli" ebbene, caro professore, tra questi discepoli va messo per primo uno degli uomini più fidati di Stalin, il nostro Togliatti. Paradossale che in altri testi lo stesso Canfora difenda coloro che si schierarono con l'URSS contro la rivoluzione ungherese, come nel suo testo su Concetto Marchesi. Grazie professore per gli attrezzi di lettura dei testi marxiani, grazie per averci messo in guardia dalle letture marxiste di esse, per il resto si può mettere da parte anche lei come Scolaro, con tutto il rispetto parlando.… (altro)
 
Segnalato
anamorfo | Dec 10, 2023 |
Il libro di Canfora si concentra sulla biblioteca di Alessandria d'Egitto, che è stata una delle più grandi e importantii biblioteche dell'antichità. Fondata nel 283 a.C. dal re tolemaico Tolomeo I Soter, la biblioteca aveva lo scopo di raccogliere e conservare tutti i testi dell'antichità greca, nonché di promuovere la ricerca e la cultura.

La biblioteca di Alessandria ospitava migliaia di volumi, che venivano raccolti da tutto il mondo greco e tradotti in greco per essere conservati nella biblioteca. Tra i testi più importanti che si presume fossero presenti nella biblioteca, ci sono le opere di Omero, Platone, Aristotele e molti altri autori greci.

Tuttavia, nonostante la sua importanza, la biblioteca di Alessandria fu distrutta in circostanze misteriose. Canfora esplora le diverse teorie sulle cause della distruzione della biblioteca, tra cui l'incendio causato dalle truppe di Giulio Cesare durante la sua campagna egiziana, la distruzione ad opera del califfo Omar nel VII secolo, o la distruzione graduale causata da vari eventi storici, come l'instabilità politica dell'epoca.

In ogni caso, la distruzione della biblioteca è stata un grande colpo per la cultura e la conoscenza dell'umanità, poiché molti testi antichi sono andati perduti per sempre. Il libro di Canfora ha contribuito a rinnovare l'interesse per la biblioteca di Alessandria e per la sua importanza nella storia dell'umanità, e ha ispirato ulteriori studi e ricerche sul tema.

La distruzione della biblioteca di Alessandria è stata uno dei grandi misteri della storia antica, e non esiste una teoria univocamente accettata sulla sua causa. Tuttavia, ci sono diverse teorie che sono state avanzate nel corso del tempo e che sono state oggetto di dibattito tra gli studiosi.

Una delle teorie più accreditate è quella dell'incendio causato dalle truppe di Giulio Cesare durante la sua campagna in Egitto nel 48 a.C. Secondo questa teoria, le truppe di Cesare avrebbero dato fuoco alle navi nel porto di Alessandria, e l'incendio si sarebbe propagato alla città, distruggendo anche la biblioteca.

Un'altra teoria suggerisce che la biblioteca sia stata distrutta da cristiani fanatici durante il regno di Teodosio I, che avrebbero visto i testi pagani conservati nella biblioteca come una minaccia alla loro fede.

Una terza teoria suggerisce che la biblioteca sia stata distrutta gradualmente nel corso dei secoli, a causa di vari eventi storici come le guerre, le invasioni, le rivolte e le crisi politiche.

In ogni caso, nessuna di queste teorie può essere considerata definitiva, poiché non esistono fonti storiche affidabili che confermino la causa della distruzione della biblioteca. Tuttavia, le teorie più accreditate sono quelle dell'incendio di Cesare e della distruzione graduale causata da vari eventi storici.
La distruzione della biblioteca di Alessandria ha avuto conseguenze negative sulla cultura e sulla conoscenza dell'umanità, poiché molti testi antichi sono andati perduti per sempre. Si stima che la biblioteca contenesse circa 500.000 volumi, tra cui molte opere fondamentali della letteratura, della filosofia, della storia, delle scienze e delle arti dell'antichità.

La perdita di questi testi ha rappresentato una grande lacuna nella nostra comprensione del mondo antico, poiché molti dei testi perduti erano opere originali di autori antichi che non sono sopravvissuti in altre copie. Inoltre, la biblioteca di Alessandria era anche un importante centro di studi e di ricerca, e la sua distruzione ha privato l'umanità di una grande fonte di conoscenza e di innovazione.

Tuttavia, nonostante la distruzione della biblioteca, molte opere dell'antichità sono sopravvissute grazie alle copie che erano state fatte e che si trovavano in altre biblioteche e centri di studi dell'epoca. Inoltre, il patrimonio culturale dell'antichità greca e romana è stato tramandato anche attraverso la tradizione orale, la letteratura medievale e la rinascita umanistica.

In ogni caso, la distruzione della biblioteca di Alessandria è stata una grande perdita per la cultura e la conoscenza dell'umanità, e ha lasciato un vuoto nella nostra comprensione del mondo antico che non può essere colmato.
… (altro)
 
Segnalato
AntonioGallo | 13 altre recensioni | Jun 5, 2023 |
Avevo una buona aspettativa rispetto a questo piccolo testo di Luciano Canfora un filologo di cui avevo letto nel tempo qualche articolo sui quotidiani. Invece i ragionamenti di Canfora intorno al ruolo dell’Europa mi sembrano asfittici, quanto quelli dell’asfittica politica che lui censura. Alcuni passaggi sono interessanti, ma se approcciati da cronista. La riflessione sul valore della parola lavoro nei ragionamenti dei costituenti, l’ampio dibattito sulla formulazione “L’Italia è una Repubblica democratica di lavoratori” piuttosto che quella, per fortuna adottata “L’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro”. Nella politica di oggi un dibattito del genere sarebbe viziato dalla valutazione dei like ottenibili, senza alcun approfondimento sul merito. Un libro che racconta la banalità dell’approccio dell’Italia all’Europa in maniera banale. Questa è la mia opinione.… (altro)
½
 
Segnalato
grandeghi | Dec 5, 2020 |

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