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Sull'Autore

Benedetto Croce was born in Pescasseroli, Italy on February 25, 1866. He studied literature and philosophy in Rome and Naples and in 1902 published Estetica. In 1903, he established the journal La Critica. He became a senator in 1910 and served as Minister of Education from 1920 to 1921. He was mostra altro fiercely opposed to the Fascist regime and was ousted from public life by Benito Mussolini. After World War II, he returned to politics and became a member of the Constituent Assembly. In 1947, he was elected president of the Italian Liberal Party. He was also a historian, humanist, and foremost Italian philosopher of the first half of the 20th century. His most influential work, Aesthetic as Science of Expression and General Linguistic, was published in 1902. His other works include Logic As the Science of the Pure Concept, Philosophy of the Practical: Economic and Ethic, and History: Its Theory and Practice. He died on November 20, 1952 at the age of 86. (Bowker Author Biography) mostra meno
Fonte dell'immagine: cultura.panorama.it

Opere di Benedetto Croce

Breviario di estetica: quattro lezioni (1913) — Autore — 153 copie
Storie e leggende napoletane (1948) — Autore — 57 copie
La mia filosofia (1951) 43 copie
Etica e politica (1945) 23 copie
La poesia di Dante (1922) — Autore — 19 copie
Elementi di politica (1949) 17 copie
Filosofia, poesia, storia (1951) 15 copie
Ariosto, Shakespeare e Corneille (1920) — Autore — 14 copie
Liberismo e liberalismo (2011) 13 copie
Poesia e non poesia (1955) 11 copie
Ludovico Ariosto (1991) 11 copie
Nuovi saggi di estetica (1948) 10 copie
Poesia antica e moderna: interpretazioni (2009) — Autore — 7 copie
Filosofia e storiografia (1949) 6 copie
The Essence of Aesthetic (2015) 6 copie
An Autobiograpy (1977) 6 copie
The Conduct of Life (1967) 4 copie
Dal libro dei pensieri (2002) — Autore — 4 copie
Carteggio, v. 1: 1904-1910 (1990) — Autore — 4 copie
Ultimi saggi (2012) 3 copie
Orientamenti 3 copie
Carteggio Croce-Vossler, 1899-1949 (1991) — Autore — 3 copie
Curiosità storiche (1921) 3 copie
Shakespeare (2020) 2 copie
Carteggio, 1899-1905 (2006) — Autore — 2 copie
Il brigante Angiolillo (1986) 2 copie
Discorsi parlamentari (2002) 2 copie
Estetik 1 copia
Leonardo filosofo (2021) 1 copia
Conversazioni critiche, serie quarta — Autore — 1 copia
Carteggio Croce-Antoni (1996) 1 copia
Passeggiate napoletane (2022) 1 copia
Conversazioni critiche, serie terza — Autore — 1 copia
Discorsi di Oxford (2023) — Autore — 1 copia
Letture Di Poeti (1950) 1 copia
Filosofia Dello Spirito (1950) 1 copia
Carteggio Croce-Borchardt (1997) — Autore — 1 copia
Logica 1 copia
Dialogo su Dio: carteggio 1941-1952 (2007) — Autore — 1 copia
Frammenti di etica (1922) 1 copia
Primi saggi (1919) 1 copia
Polities and morals (1945) 1 copia
Essays 1 copia
Adolfo Omodeo 1 copia
La borghesia 1 copia
Pescasseroli 1 copia

Opere correlate

Lo cunto de li cunti (1970) — A cura di, alcune edizioni431 copie
The Age of Analysis: The 20th Century Philosophers (1955) — Collaboratore — 404 copie
Critical Theory Since Plato (1971) — Collaboratore, alcune edizioni400 copie
The Philosophy of History in Our Time (1959) — Collaboratore — 217 copie
Lectures in Criticism (1961) — Collaboratore — 13 copie
Aristodemo — A cura di, alcune edizioni3 copie
Lirici marinisti — A cura di — 3 copie

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Sono settanta gli anni che ci separano dalla morte di Benedetto Croce (20 novembre 1952). Continua il suo nome a dirci qualcosa? A pronunciarlo si ha in mente il pensiero di qualcosa di nobile e di antico, se non vecchio e stantio, per noi meridionali e napoletani in special modo.

Non credo che le nuove generazioni digitali lo abbiano mai sentito nominare. Confesso che nemmeno io conosco molto del suo pensiero e dei suoi libri. Non l’ho studiato a scuola, credo di avere solo qualche estratto cartaceo delle sue opere. Ma mi sono rifatto con il digitale.

Devo confessare che ho un ricordo “personale” del filosofo, molto particolare, legato alla memoria di mio Padre, appassionato lettore di un quotidiano liberale napoletano che Benedetto Croce fondò a Napoli. Si chiamava “Il Giornale”.

Non ha nessun contatto con l’attuale quotidiano milanese, fondato da Indro Montanelli col nome iniziale di “Giornale Nuovo”, poi diventato soltanto giornale. Ne fu direttore Carlo Zaghi, storico, studioso e giornalista di origini padane.

La sua attività giornalistica resta legata alla direzione del quotidiano napoletano “Il Giornale”, fondato nel luglio del 1944 per volontà di Croce e che rimase per alcuni anni, fino al ritorno nelle edicole de “Il Mattino” nel 1950, il più prestigioso quotidiano della città.

In competizione con il giornale comunista “La Voce”, “Il Giornale” di Carlo Zaghi si manteneva su correnti di sinistra liberale, ma non pochi lo giudicarono di tendenza ‘fascista’. La parola, a quel tempo, era ancora “calda” ed opportuna.

Per difendere l’onorabilità della testata da quell’accusa infamante, Zaghi finì per sfidare in duello il direttore de “La Voce” ferendolo non gravemente. Nel 1957, “Il Giornale” chiuse la propria attività non potendo più competere con i tradizionali quotidiani napoletani quali “Il Mattino” e Il “Roma”.

“Il Giornale” fu un quotidiano liberale, legato al libero mercato del primo dopoguerra, con riferimenti di pensiero all’idealismo tedesco e non all’empirismo anglosassone.

Questo l’ho capito soltanto oggi, non quando mio padre lo leggeva di prima mattina, dando inizio alle sue lunghe giornate di lavoro nella tipografia di famiglia.

Il mitico giornalaio sarnese “Giritiello”, con sua moglie “Angela”, glielo facevano trovare fresco di inchiostro appena varcava quel fatidico portone in via Fabricatore 14, a Sarno, dove abitavamo, e in strada c’era il bancone con i giornali.

Capivo, allora, ben poco di crociani e anticrociani, liberali e monarchici, comunisti e fascisti, capitalismo e comunismo. Solo con il tempo ho poi saputo di questo importante saggio che Benedetto Croce scrisse nel 1942, “Perché non possiamo non dirci cristiani”.

Ho capito che nacque dalla preoccupazione, avvertita dal filosofo abruzzese-napoletano che negli anni della Seconda Guerra Mondiale si stesse giocando la sorte ultima della civiltà occidentale.

Croce volle contrapporre il Dio cristiano, che è il Dio dell’amore, al dio germanico che è il dio della distruzione, la figura di Cristo a quella di Wotan. Non so dire se lo fece in maniera razionale e consapevole.

Ho letto oggi il saggio e posso dire che il cristianesimo di Croce è inteso come elemento della civiltà occidentale contrapposto alla distruzione di questa stessa civiltà, attaccata oggi da più parti e in maniera drammaticamente diversa su più fronti.

Alla luce della situazione in cui ci ritroviamo, a distanza di settanta anni, è bene porre alla fine della frase che descrive il pensiero dell’essere cristiani un punto interrogativo?

Una domanda diretta non soltanto a noi Italiani, ma anche a tutti gli Europei, se non all’intera umanità: Possiamo ancora dirci Cristiani?
… (altro)
 
Segnalato
AntonioGallo | Nov 19, 2022 |
La storia di Napoli narrata con la penna finissima e la colta intelligenza di Benedetto Croce. Un libro gradevolissimo, di riscoperta delle grandezze e delle miserie della mia città, che raccontata da Croce è delizia, storia, tradizione, arte. Napoli che oggi paga il prezzo di un appiattimento e di una miseria culturale che non produce più filosofi e scrittori, ma eroi. No, non lo cito nemmeno quel cialtrone, il suo nome non può comparire in una nota su Benedetto Croce. Il libro andrebbe letto passeggiando per la città, con la testa in alto ad ogni passo, ciondolando, vedendo, ascoltando. Perché Napoli è per strada, come le sue storie. I racconti si accompagnano a delle straordinarie pennellate sulle chiese, sulle vie e sui movimenti della capitale del mezzogiorno. La lettura non è semplice, la penna è intrisa nel meglio del calamaio dell’italiano. Ma è piacevolissima.… (altro)
 
Segnalato
grandeghi | Mar 12, 2020 |
Molti degli scritti riportati nel libro, in pratica, uno zibaldone, sono articoli che sono stati pubblicati su “Napoli nobilissima”. Oltre al celeberrimo articolo che dà il titolo al libro, vengono proposti numerosi articoli che trattano disparati argomenti legati da un unico filo conduttore: la storia di Napoli. La dottissima cultura di Croce emerge da ogni riga. Sono articoli e, come detto, Croce non ha alcun vincolo cui attenersi. Può scrivere liberamente. Ma Croce non è solo grande conoscenza; è anche osservazione acuta e concreta degli usi di un popolo, offeso dalla storia. Straordinario, ad esempio, il passaggio con il quale, per nome di Goethe, dimostra che la tanto decantata inoperosità dei napoletani non risponde al vero. Una rivista come “Napoli nobilissima” manca, oggi, a Napoli, come manca un intellettuale del livello di Croce. O, meglio, manca un intellettuale e basta. Mi era venuta l’idea di rieditare una rivista del genere, nella Napoli barbara di Bassolino. Ma mi manca l’energia.… (altro)
½
 
Segnalato
grandeghi | Nov 1, 2019 |
La Storia del Regno di Napoli di Benedetto Croce, curata in quest’edizione da Giuseppe Galasso, uscì nel 1923 su “La Critica”. E’ un libro che riesce ad essere allo stesso tempo completo ma semplice; come disse lo stesso autore, l’obiettivo era quello di andare oltre il vecchio ideale della storiografia come di una sorta di poema in prosa, proponendo, invece, una visione ragionata della Storia del Regno di Napoli che vada oltre i documenti. A margine del volume due monografie sulla storia di Montenerodomo e Pescasseroli, i paesi dell’autore, le cui vicende vengono ricostruite con puntualità sulla scorta di memorie e documentazioni di archivio. E proprio in queste monografie Croce evidenzia quanto l’affetto per i luoghi raffini il percorso di ricostruzione storico. Dalla polemica con Enrico Cenni l’intero testo evidenzia la novazione del pensiero di Croce. Il problema centrale è il rapporto tra la monarchia, anzi le monarchie, e l’idea di nazione. Durante la monarchia normanna non sono solo non esisteva un concetto di nazione, ma neanche quello, sotteso, di popolo. E già dal quel punto si legge il principio generale dell’approccio crociano, quello che più mi ha colpito di questo testo, che lo rende attuale: la funzione dei gruppi dirigenti. Questo concetto pervade l’intero testo e tutta la storia del Regno, passando per gli angioini, per gli aragonesi e arrivando ai Borbone. La visione della storia crociana è innovativa in quanto va oltre la storia, i fatti, le dinamiche economiche e politiche in senso stretto. Croce individua nelle tensioni morali ed etiche gli stimoli alla formazione del pensiero comune che genera la storia. Un libro essenziale del novecento, per capire la storia del meridione e la irrisolvibile questione meridionale.… (altro)
 
Segnalato
grandeghi | Jun 25, 2019 |

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