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James Avati (1912–2005)

Autore di Cronache di poveri amanti

1+ opera 293 membri 6 recensioni

Opere di James Avati

Cronache di poveri amanti (1946) — Immagine di copertina — 293 copie

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Margaret — Immagine di copertina, alcune edizioni4 copie
Crime and Punishment: A Popular Condensation (1949) — Immagine di copertina — 2 copie

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Informazioni generali

Data di nascita
1912-12-14
Data di morte
2005-02-27
Sesso
male
Nazionalità
USA
Luogo di nascita
Bloomfield, New Jersey
Luogo di morte
Petaluma, California, USA
Istruzione
Princeton University
Attività lavorative
window dresser
commercial artist

Utenti

Recensioni

 
Segnalato
ScarpaOderzo | 5 altre recensioni | Apr 14, 2020 |
“La vita è una cella un po’ fuori dell’ordinanza, più uno è povero più si restringono i metri quadrati a sua disposizione. L’importante consiste nel sapere stabilire dentro di noi quell’equilibrio che fa il mondo vasto come il cielo”

Capolavoro assoluto, di quelli che lasciano il segno, “Cronache di poveri amanti” è la vita che scorre tutti i giorni con “annessi e connessi” e Vasco Pratolini la racconta con la ficcante semplicità di chi ha capito come funziona il meccanismo che regola questo mistero che si dispiega ai nostri occhi quotidianamente.

Via del Corno, nel centro storico di Firenze, e i suoi abitanti definiti “cornacchiai”, rappresentano un mondo a sé stante, della città sentono il grande respiro, ma di fatto costituiscono un’entità autonoma a parte, con un proprio cuore pulsante.
Partendo dagli anni dell’avvento del fascismo e del suo consolidamento, Pratolini racconta vita morte e miracoli degli abitanti di questa via portando il lettore, lentamente ma inesorabilmente, a identificarsi con loro, vivendo tutto quello che succede con grande partecipazione: tragedie, delitti politici, amori, passioni, intrighi, tradimenti, storie belle e storie brutte e anche storie di cui si potrebbe fare a meno di parlare; trova comunque tutto posto a via del Corno perché è l’umanità stessa a essere rappresentata in quel ristretto angolo di mondo.

Pratolini oltre che raccontare di luoghi in cui lui stesso ha vissuto e che conosce quindi bene, anche nella realtà dei fatti, ha l’intuizione giusta nel mettere la grande storia sullo sfondo a fare da quinta ai mille avvenimenti che si intrecciano nella via e dando la giusta dignità a persone e vicende forse minori, ma non per questo meno importanti. Pur lasciando il giusto spazio ai fatti ,anche funesti, legati soprattutto alla violenza fascista, che si susseguono nei giorni e in quegli anni in particolare, mette comunque in primo piano gli uomini con tutto ciò che li caratterizza, conservando sempre una visione propriamente positiva del futuro che è alla base, secondo me, della sua narrazione, almeno in questo romanzo.

L’incessante susseguirsi della varie vicende in un continuo gioco di sponda tra i due estremi per eccellenza, la vita e la morte, costituiscono per Pratolini la ciclicità del tempo a rappresentare, nonché a ricordarci, se mai ce ne fosse bisogno, che la storia, quella di cui si parla in questo romanzo, con gli amori, le passioni, i drammi, le piccole e le grandi tragedie della vita, non siamo altro che noi, nel nostro riproporci quotidiano alle mille difficoltà di un’esistenza che nel bene, ma anche nel male, ci ricorda che i primi artefici del nostro destino siamo noi e che la storia non bisogna averne paura o subirla, perché la storia siamo noi a farla, nessuno escluso…
… (altro)
 
Segnalato
barocco | 5 altre recensioni | Jun 6, 2017 |

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