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An orphan's life is harsh—and often short—in the island city of Camorr, built on the ruins of a mysterious alien race. But born with a quick wit and a gift for thieving, Locke Lamora has dodged both death and slavery, only to fall into the hands of an eyeless priest known as Chains—a man who is neither blind nor a priest. A con artist of extraordinary talent, Chains passes his skills on to his carefully selected "family" of orphans—a group known as the Gentlemen Bastards. Under his tutelage, Locke grows to lead the Bastards, delightedly pulling off one outrageous confidence game after another. Soon he is infamous as the Thorn of Camorr, and no wealthy noble is safe from his sting. Passing themselves off as petty thieves, the brilliant Locke and his tightly knit band of light-fingered brothers have fooled even the criminal underworld's most feared ruler, Capa Barsavi. But there is someone in the shadows more powerful—and more ambitious—than Locke has yet imagined. Known as the Gray King, he is slowly killing Capa Barsavi's most trusted men—and using Locke as a pawn in his plot to take control of Camorr's underworld. With a bloody coup under way threatening to destroy everyone and everything that holds meaning in his mercenary life, Locke vows to beat the Gray King at his own brutal game—or die trying.… (altro)
Carnophile: Who'd win in a fight between the Locke Lamora gang and the Kaz Brekker gang? I NEED to see this. No, it's not a contest, but boy would that be a fun read.
«Un giorno, Locke Lamora, combinerai un casino così superbo, così ambizioso, così travolgente che il cielo si illuminerà, le lune gireranno e gli dei stessi cacheranno comete con gioia. E spero solo di essere ancora in circolazione per vederlo.» «Oh, per piacere. Non succederà mai», dichiarò Locke.
La mia reazione alla fine del libro è stata più o meno la stessa di uno dei personaggi femminili più risoluti che mi sia capitato di incontrare in un fantasy: una grassa risata a sancire il “me l'hai fatta di nuovo, Locke Lamora, mannaggia a te!”.
Ne Gli inganni di Locke Lamora si ride e si piange, ci si esalta e ci si dispera, si gabba e si è gabbati, si è eroi e si è ladri, leali e ingannatori, salvatori e distruttori. Ogni personaggio è succosamente poliedrico, con le sue ombre, i suoi affetti, il suo orgoglio e le sue paure.
È estremamente improbabile non innamorarsi dei Bastardi Galantuomini, Locke Lamora in testa. Sono tutti legati da quel vincolo di amicizia fraterna del quale mi piace tanto leggere e sono tutti un po' matti (manco a dirlo, Locke Lamora in testa). Ci sono Calo e Galdo Sanza, che sono due macchiette gemelle e due bari inarrivabili; e abbiamo Cimice, il più piccolo dei Bastardi, ma già oltremodo fiero di far parte del gruppo e desideroso di esserne degno. Quindi c'è Jean Tannen, il guerriero del gruppo, quello che a prima vista tutt* credono un mollaccione perché troppo paffuto e rubizzo per sembrare la minaccia che invece è.
Infine, c'è Locke Lamora, la testa del gruppo, in tutti i sensi. Gracile e inabile con la spada com'è, chiunque lo incontri non lo considererebbe più pericoloso di un pulcino. Eppure Locke Lamora, la Spina di Camorr è riuscito – e riuscirà – a prendere per il culo proprio tutt* alla fine. Compreso chi legge. È davvero difficile star dietro a quel suo cervello contorto mentre la sua lingua impertinente fa strage dell'altrui orgoglio.
Non si può non volergli bene, soprattutto alla fine, quando si tirano le fila e viene fuori che la vendetta è una merda. Testuali parole. È una merda perché non ti restituisce chi hai perso. È una merda perché rischiano di farsi male persone innocenti (non vorreste mica dirmi che i figli dei colpevoli sono a loro volta colpevoli, vero?). È una merda perché, pers* nel nostro delirio vendicativo, potrebbe non importarcene più nulla di nulla.
Ritornerò sicuramente nel mondo creato da Scott Lynch (maledendo la Nord che ha interrotto la pubblicazione di questa saga), perché è troppo bello, troppo dettagliato, troppo ricco perché io possa lasciarlo così facilmente. ( )
L'ambientazione è carina e ci sono pezzi graziosi, ma soffre della sindrome del "supereroe che fa tutto senza la minima fatica". E per questo a metà mi ha definitivamente annoiato e ho rinunciato a finirlo. Somiglia ai libri di Fritz Leiber su Fafhard e Gray Mouser, che mi hanno fatto un poco lo stesso effetto, devo dire. ( )
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Een fris, origineel en fascinerend verhaal van een opwindend nieuw geluid in het fantasygenre.
Dedica
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For Jenny, this little world that was blessed to have you peeking over my shoulder while it took shape-- Love Always.
Incipit
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At the height of the long wet summer of the Seventy-Seventh Year of Sendovani, the Thiefmaker of Camorr paid a sudden and unannounced visit to the Eyeless Priest at the Temple of Perelandro, desperately hoping to sell him the Lamora boy.
Citazioni
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We don't believe in hard work when a false face and a good line of bullshit can do so much more.
Locke is our brother and our love for him knows no bounds. But the four most fatal words in the Therin language are 'Locke would appreciate it.' Rivaled only by 'Locke taught me a new trick'.
Catbridges were another legacy of the Eldren who’d ruled before the coming of men: narrow glass arches no wider than an ordinary man’s hips, arranged in pairs over most of Camorr’s canals and at several places along the Angevine River. Although they looked smooth, their glimmering surfaces were as rough as shark’s-hide leather; for those with a reasonable measure of agility and confidence, they provided the only convenient means of crossing water at many points. Traffic was always one-directional over each catbridge; ducal decree clearly stated that anyone going the wrong direction could be shoved off by those with the right-of-way.
Ultime parole
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The lights drew down into the darkness, and then they were gone for good, and the rain swept in like a wall above the sea.
An orphan's life is harsh—and often short—in the island city of Camorr, built on the ruins of a mysterious alien race. But born with a quick wit and a gift for thieving, Locke Lamora has dodged both death and slavery, only to fall into the hands of an eyeless priest known as Chains—a man who is neither blind nor a priest. A con artist of extraordinary talent, Chains passes his skills on to his carefully selected "family" of orphans—a group known as the Gentlemen Bastards. Under his tutelage, Locke grows to lead the Bastards, delightedly pulling off one outrageous confidence game after another. Soon he is infamous as the Thorn of Camorr, and no wealthy noble is safe from his sting. Passing themselves off as petty thieves, the brilliant Locke and his tightly knit band of light-fingered brothers have fooled even the criminal underworld's most feared ruler, Capa Barsavi. But there is someone in the shadows more powerful—and more ambitious—than Locke has yet imagined. Known as the Gray King, he is slowly killing Capa Barsavi's most trusted men—and using Locke as a pawn in his plot to take control of Camorr's underworld. With a bloody coup under way threatening to destroy everyone and everything that holds meaning in his mercenary life, Locke vows to beat the Gray King at his own brutal game—or die trying.
«Oh, per piacere. Non succederà mai», dichiarò Locke.
La mia reazione alla fine del libro è stata più o meno la stessa di uno dei personaggi femminili più risoluti che mi sia capitato di incontrare in un fantasy: una grassa risata a sancire il “me l'hai fatta di nuovo, Locke Lamora, mannaggia a te!”.
Ne Gli inganni di Locke Lamora si ride e si piange, ci si esalta e ci si dispera, si gabba e si è gabbati, si è eroi e si è ladri, leali e ingannatori, salvatori e distruttori. Ogni personaggio è succosamente poliedrico, con le sue ombre, i suoi affetti, il suo orgoglio e le sue paure.
È estremamente improbabile non innamorarsi dei Bastardi Galantuomini, Locke Lamora in testa. Sono tutti legati da quel vincolo di amicizia fraterna del quale mi piace tanto leggere e sono tutti un po' matti (manco a dirlo, Locke Lamora in testa). Ci sono Calo e Galdo Sanza, che sono due macchiette gemelle e due bari inarrivabili; e abbiamo Cimice, il più piccolo dei Bastardi, ma già oltremodo fiero di far parte del gruppo e desideroso di esserne degno. Quindi c'è Jean Tannen, il guerriero del gruppo, quello che a prima vista tutt* credono un mollaccione perché troppo paffuto e rubizzo per sembrare la minaccia che invece è.
Infine, c'è Locke Lamora, la testa del gruppo, in tutti i sensi. Gracile e inabile con la spada com'è, chiunque lo incontri non lo considererebbe più pericoloso di un pulcino. Eppure Locke Lamora, la Spina di Camorr è riuscito – e riuscirà – a prendere per il culo proprio tutt* alla fine. Compreso chi legge. È davvero difficile star dietro a quel suo cervello contorto mentre la sua lingua impertinente fa strage dell'altrui orgoglio.
Non si può non volergli bene, soprattutto alla fine, quando si tirano le fila e viene fuori che la vendetta è una merda. Testuali parole. È una merda perché non ti restituisce chi hai perso. È una merda perché rischiano di farsi male persone innocenti (non vorreste mica dirmi che i figli dei colpevoli sono a loro volta colpevoli, vero?). È una merda perché, pers* nel nostro delirio vendicativo, potrebbe non importarcene più nulla di nulla.
Ritornerò sicuramente nel mondo creato da Scott Lynch (maledendo la Nord che ha interrotto la pubblicazione di questa saga), perché è troppo bello, troppo dettagliato, troppo ricco perché io possa lasciarlo così facilmente. ( )