Non avevo mai letto un romanzo della serie di Nero Wolfe e devo dire che sotto certi aspetti è stata una sorpresa, a cominciare da Nero Wolfe stesso; ovviamente ne conoscevo già i tratti più caratteristici quali la stazza imponente, l'amore per la cucina e la sedentarietà, ma lo immaginavo come un deus ex machina o una macchietta, invece è un personaggio a tutto tondo, eccentrico ma con un carattere ben definito e non sempre piacevole: anzi è misogino (ai limiti del sessista), scostante e cinico. Il suo inseparabile assistente Archie Goodwin è forse anche più interessante di lui: funge da narratore e tutto quel che accade è filtrato da quell'umorismo disincantato e sornione così tipicamente americano. La particolarità del romanzo è proprio questa, unire il giallo classico all'inglese con la spregiudicatezza tipica dei loro cugini d'oltreoceano. Il mix che ne viene fuori è indubbiamente originale, l'unica pecca è che il mistero vero e proprio viene messo in ombra da tutto il contorno e spesso si perde il filo dell'investigazione, arrivando alla fine senza una gran curiosità: peccato, perchè le premesse erano intriganti e la soluzione è perfettamente logica e coerente (forse un tantino prevedibile per i più smaliziati).
E' stata una lettura spiazzante ma molto piacevole; non posso ancora dire che Stout mi abbia conquistato, ma sono più che disposta ad approfondirne la conoscenza. ( )