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Siamo tutti galileiani (edizione 2023)

di Massimo Bucciantini (Autore)

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215,288,876 (5)Nessuno
Utente:AntonioGallo
Titolo:Siamo tutti galileiani
Autori:Massimo Bucciantini (Autore)
Info:Einaudi (2023), 120 pagine
Collezioni:Learning, Thinking, Memories, Culture, Science, Bibliomania, In lettura
Voto:*****
Etichette:Nessuno

Informazioni sull'opera

Siamo tutti galileiani di Massimo Bucciantini

Aggiunto di recente daAntonioGallo, erathostenes

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Cosa significa essere galileiani? Essere galileiani significa seguire l'esempio di Galileo Galilei, uno dei più grandi scienziati di tutti i tempi. Galileo era un uomo che credeva nella ricerca scientifica e nell'importanza dell'osservazione e del dubbio. Era anche un uomo che non aveva paura di sfidare le autorità e le idee tradizionali. Ecco alcuni dei principi chiave del galileismo:

L'importanza dell'osservazione: I galileiani credono che la conoscenza del mondo si ottenga attraverso l'osservazione e l'esperimento.
Il dubbio: I galileiani mettono in discussione tutto, anche le idee che sono considerate vere da tutti. La ragione: I galileiani credono nella ragione e nel suo potere di spiegare il mondo. Il coraggio: I galileiani non hanno paura di difendere le loro idee, anche se sono impopolari.

Perché è importante essere galileiani? Essere galileiani è importante perché significa essere persone che pensano con la propria testa e che non hanno paura di sfidare lo status quo. I galileiani sono quelli che fanno progredire la scienza e la società.

Come possiamo essere galileiani? Ecco alcuni modi per essere galileiani. Sii curioso: Fai domande e cerca di capire come funziona il mondo. Sii critico: Non accettare le cose per come sono, ma mettile in discussione. Sii aperto al nuovo: Non aver paura di nuove idee e di nuove scoperte. Sii cor aggioso: Difendi le tue idee, anche se sono impopolari.

Il libro "Siamo tutti galileiani" di Massimo Bucciantini esplora il significato di essere galileiani nel mondo di oggi. Bucciantini sostiene che il galileismo è più importante che mai in un'epoca in cui la disinformazione e l'anti-intellettualismo sono in aumento. Essere galileiani significa essere persone che pensano con la propria testa e che non hanno paura di sfidare lo status quo. I galileiani sono quelli che fanno progredire la scienza e la società.

Ero galileiano e non lo sapevo. Leggendo questo magnifico libretto ho avuto la conferma. Quello che mi ha colpito di più è il confronto che l'autore fa tra William Shakespeare e Galileo Galilei. Straordinario! Non vi dico di più. Dovete leggere il libro. ( )
  AntonioGallo | Feb 24, 2024 |
Nell’epoca in cui la sfera pubblica è dominata dai social network, c’è una via diversa da seguire. Ce la indica lo scienziato che ancora oggi è il simbolo di un modo diverso di approcciarsi alla vita

Siamo tutti galileiani – titolo dell’aureo libriccino di Massimo Bucciantini – potrebbe suonare un’affermazione, un’esortazione. Io la leggo piuttosto come un mesto auspicio (data la condizione del presente Zeitgeist, lo “spirito del tempo”) che la storia della cultura sia finalmente divisa da un prima e un dopo Galileo.

La data di stampa del Sidereus Nuncius, il 13 marzo 1610, segnò infatti per B. il trapasso dal mondo del pressappoco all’universo della precisione con l’avvenuta scoperta che «niente è come appare», nella natura inanimata che parla il linguaggio delle matematiche ma anche nell’animo umano, nelle cui pieghe indagò spietatamente un coetaneo di Galilei, William Shakespeare (per B. esiste un’epoca di Gawill, Galileo e William).

La lezione di Galileo, innanzitutto, esorta a ripensare drasticamente la distinzione e gli stessi ambiti delle discipline umanistiche e scientifico-naturali («come le razze, le discipline non esistono», scrive il B.), e a valicarne i confini.

“Frontaliero” tra storiografia e critica letteraria e storia della scienza, tali confini il B. li varca da sempre, clericus vagans da Siena a Zurigo e Parigi e tra Galilei, Keplero, Calvino (Italo però), Gadda, Primo Levi, ma anche – aggiungo io – Pietro Gori, sovversivo anarchico, cultore del libero pensiero, razionalista, dunque “galileiano”.

LA RESISTENZA DEL PENSIERO CRITICO
Siamo tutti galileiani sembra infine l’invocazione laica alla resistenza del pensiero critico nell’epoca di una sfera dell’opinione pubblica dominata dai social media, alla sopravvivenza stessa dell’umanità, ad un minimo di decenza politica oggi perduta: nous sommes tous des juifs allemands – almeno si urlava a Parigi dopo l’espulsione infame del sovversivo Cohn Bendit, in maggio 1968.

Siamo tutti galileiani è invocazione non a farsi tutti scienziati (e, peggio, scienziati dediti al solo “risvolto applicativo e tecnologico” della ricerca o alla riduzione della formazione scolastica a costruzione di competenze, skills).

È invocazione, invece, alla formazione di intelligenze critiche e alla capacità di nutrire gli esperimenti mentali in fisica o in letteratura con un metodo rigoroso, così da rafforzare anche un’altra resistenza: alle retoriche persuasive, alle emozioni artificiali, alle falsificazioni – cioè, alle patologie di massa connesse non alla caduta della memoria storica, come ritiene l’ottimo Adriano Prosperi citato dal B., ma, semmai, alla sua ipertrofia digitale (questa però è un’idea mia).

MATERIA DI FEDE
L’Italia, per il B., ha sofferto nei secoli proprio della cancellazione del rigore metodologico galileiano, dovuta alla condanna ecclesiastica comminata nel secolo XVII, sia – tra Otto e Novecento – ma anche alla deprecabile egemonia dell’idealismo attualistico o storicistico: condanna della chiesa motivata dal copernicanesimo di Galilei, ma forse e ancor più dalle conseguenze potenzialmente eretiche del suo atomismo (“gli indivisibili” della luce, i “minimi ignei” del calore, ecc.) di ascendenza lucreziana, che costituiva una grave minaccia al dogma della trasformazione sostanziale dell’eucarestia in corpo e sangue di Cristo. La fisica era per la chiesa materia di fede.

La condanna della libertà per i dotti di filosofare in naturalibus si affiancò alla proibizione della libera lettura della Bibbia in volgare, per i semplici, generando il profondo analfabetismo culturale e religioso italico, che divenne endemico in una società agricolo-patriarcale e in una cultura centrata su valori di ascendenza (pseudo) classica.

Galilei fu invece un profondo lettore, oltre che di trattati matematico fisici, proprio dei classici – Virgilio, Seneca, Lucrezio, Tacito, ecc. – e anche per tale ragione egli divenne il referente magistrale di quella linea letteraria e di pensiero critico minoritaria, via via costituita da Leopardi, Gadda, Calvino (Italo), Levi (Primo): tutti convinti che scienze e lettere siano due specie reciprocamente interfeconde nella ricerca e necessariamente intrecciate nell’educazione scolastica.

“Due rami dello stesso albero” – scrive il B. – come la stessa tecnologia, “anch’essa una forma di cultura” che, rischia oggi però di “produrre una nuova spaccatura, ugualmente rovinosa” (pagina 54).

RIMANERE GALILEIANI
Bucciantini ha ragione: tutti i saperi moderni non possono prescindere dalla fisica classica, e questa stessa – la fisica galileiana – non è stata affatto superata, in particolare per i fenomeni macroscopici su scala terrestre: della nuova fisica, essa rimane anzi la premessa concettuale.

Quest’ultima, che per convenzione nasce con le intuizioni di Einstein e la meccanica quantistica di Dirac, risale più probabilmente alle aporie della fisica atomica, statistica e dello stato solido – le grandi creazioni dell’Ottocento, sollecitate anche dallo sviluppo enorme della produzione industriale e del libero mercato capitalistico.

Ma pare che oggi quel dominio della fisica, perdurato per quasi tutto il XX secolo almeno sino all’impiego militare dell’energia atomica, sia stato soppiantato dall’elettronica e dall’informatica, tutte scienze rivolte all’applicazione tecnica e poco inclini a cercare di capire il mondo.

Sono scienze che discendono dalla fisica, ma ne tradiscono l’inclinazione speculativa, che sempre ha avvicinato la fisica alle scienze umane. E senza inclinazione speculativa da condividere, possiamo noi tutti, scienziati e umanisti, rimanere ancora galileiani?

UNA NUOVA RELAZIONE
E vi sono ulteriori difficoltà che nascono proprio dallo sviluppo delle scienze. Il nuovo principio di indeterminazione, ad esempio, ha incrinato il principio della fisica classica, deterministico, che la realtà, a partire da uno stato definito, sia completamente determinabile; così come i teoremi di incompletezza di Godel hanno rivelato che, in qualunque sistema formale, esistono proposizioni vere, e tuttavia non dimostrabili in base agli assiomi di partenza. Così la matematica, che per Galilei era un sistema perfetto, coerente e completo, non è più tale.

Se anche ciò che non si può dimostrare non dev’esser per forza falso, come si credeva nella fisica classica galileiana, verità e dimostrabilità non coincidono più (come era massimamente per il determinismo positivistico) perché esistono affermazioni vere, però non dimostrabili. Ma, forse, proprio l’indeterminismo quantistico consente di ripensare in termini nuovi le relazioni tra fisica e discipline umanistiche.
aggiunto da AntonioGallo | modificaDomani, Michele Battini (Nov 6, 2023)
 
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Descrizione del libro
Far parte della vasta e multiforme comunità dei galileiani non dipende tanto dalla professione che si svolge quanto dal pensiero che si è scelto di adottare per guardare il mondo e per comprendere il rapporto che c'è tra le parole e le cose: un pensiero rigoroso e coerente, regolato dalla semplicità e dalla precisione e animato dalla curiosità, senza i vincoli frapposti da troppe barriere disciplinari. Ce lo ha insegnato Galileo. E, dopo di lui, galileiani come Primo Levi, Italo Calvino, Daniele Del Giudice. Perché la cultura umanistica non può prescindere dalla scienza e dalla tecnologia che permeano la nostra esistenza. Né la cultura scientifica può ridursi a mera produzione tecnologica. Dirsi galileiani oggi vuol dire costruire sempre nuovi camminamenti che incrocino saperi e inneschino «sensate esperienze». Con l'obiettivo di formare donne e uomini del tempo presente: più consapevoli, e quindi più liberi di pensare e di fare.
Riassunto haiku

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