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Risultati da Google Ricerca Libri
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Quale che sia il loro scenario, tutti i personaggi della Controvita si confrontano con l'incessante tentazione di un'esistenza alternativa che possa ribaltare il loro destino. A illuminare queste vite in transizione e a guidarci fra i suggestivi panorami del libro, familiari o alieni che siano, c'è la mente dello scrittore Nathan Zuckerman. Sua è l'intelligenza scettica e avvolgente che calcola il prezzo da pagare nella lotta per cambiare le sorti personali e dare un nuovo volto alla storia, che si attui in uno studio dentistico di un quartiere residenziale del New Jersey o in un villaggio inglese improntato alla tradizione nel Gloucestershire o in una chiesa del West End londinese o ancora in un minuscolo insediamento israeliano nel deserto della West Bank occupata. Il problema non consiste nell'o/o, nella scelta consapevole tra possibilità ugualmente difficili e incresciose: non è un o/o, ma un e/e/e/e/e e ancora e. La vita è composta di e: l'accidentale e l'immutabile, l'elusivo e l'afferrabile, il bizzarro e il prevedibile, l'attuale e il potenziale, tutte realtà che si moltiplicano, si aggrovigliano, si sovrappongono, entrano in collisione, si combinano tra loro, più il moltiplicarsi delle illusioni! Questo moltiplicato per questo, moltiplicato per questo, moltiplicato per questo. Possibile che un essere umano dotato di intelligenza non sia molto di più che un produttore di incomprensioni su larga scala?… (altro)
Troppa carne al fuoco. E’ questo il problema di un romanzo che apre tante porte, segue tanti filoni in una sorta di bulimia narrativa, ma finisce con l’arenarsi dopo pagine entusiasmanti in altre decisamente noiose. Peccato perché il talento ineguagliabile di Philip Roth faceva presagire il capolavoro che resta invece solo potenziale. I temi sono quelli di sempre, sesso, famiglia e in primis ebraismo, argomento sul quale Roth si esprime con la consueta autoironia e il noto spirito dissacratorio declinandone tutti gli aspetti e le contraddizioni: laico/religioso, sionista e non, israeliano/diasporico. Qui Roth è al meglio e il problema identitario (chi è ebreo? che cosa significa essere ebreo?) è illuminato come più lucidamente non si potrebbe, mettendo al tempo stesso a nudo la sua attrazione nevrotica e il suo, peraltro solo apparente, rifiuto di tutto ciò che l’ebraismo è e rappresenta. Collegato a questo è il tema, a sua volta tipicamente e nevroticamente ebraico ( ma certamente non soltanto!) della ricerca di altro, di quello che non c’è e che non si può e non si potrà raggiungere. E’ il miraggio della ‘controvita’, un inseguimento consapevolmente vano, ma intrinsecamente e umanamente irrinunciabile. Altri temi sono il rapporto tra fratelli (e in subordine tra sorelle), il ruolo e la responsabilità dello scrittore (e dello scrittore ebreo in particolare), il rapporto tra narrazione e realtà, con l’inserimento anche di un romanzo nel romanzo , tipo il successivo ‘Miele’ di Mc Ewan, ma meglio realizzato, e il racconto dell’indomani della propria morte con commenti dei superstiti (come poi più ampiamente Coetzee, Tempo d’estate). Non manca infine l’antisemitismo, in un’inconsueta ambientazione inglese e altolocata. E questa è la parte che mi è risultata più tediosa, salvo le ultime pagine, molto belle sulla questione identitaria. Troppo materiale, ribadisco, anche se maneggiato con passaggi narrativi abilissimi, con sorprendenti stacchi di tempo e di luogo che solo uno scrittore della maestria di Roth può affrontare felicemente senza tema di scivolate pericolose. ( )
Ever since the family doctor, during a routine check-up, discovered an abnormality on his EKG and he went in overnight for the coronary catheterization that revealed the dimensions of the disease, Henry's condition had been successfully treated with drugs, enabling him to work and to carry on his life at home exactly as before.
Da quando il medico di famiglia, durante un'ordinaria visita di controllo, aveva scoperto qualcosa di anormale nel tracciato del suo elettrocardiogramma, e lui in ventiquattr'ore si era sottoposto alla coronarografia che aveva rivelato l'entità del male, Henry era stato curato con successo grazie a certi farmaci che gli avevano permesso di lavorare e continuare a fare esattamente la vita di prima.
Citazioni
Ultime parole
It may be as you say that this is no life, but use your enchanting, enrapturing brains: this life is as close to life as you, and I, and our child can ever hope to come.
Può darsi, come dici, che questa non sia vita, ma usa il tuo incantevole, bellissimo cervello: questa vita è la cosa più vicina alla vita che tu, e io, e nostro figlio, possiamo mai sperare di ottenere.
Quale che sia il loro scenario, tutti i personaggi della Controvita si confrontano con l'incessante tentazione di un'esistenza alternativa che possa ribaltare il loro destino. A illuminare queste vite in transizione e a guidarci fra i suggestivi panorami del libro, familiari o alieni che siano, c'è la mente dello scrittore Nathan Zuckerman. Sua è l'intelligenza scettica e avvolgente che calcola il prezzo da pagare nella lotta per cambiare le sorti personali e dare un nuovo volto alla storia, che si attui in uno studio dentistico di un quartiere residenziale del New Jersey o in un villaggio inglese improntato alla tradizione nel Gloucestershire o in una chiesa del West End londinese o ancora in un minuscolo insediamento israeliano nel deserto della West Bank occupata. Il problema non consiste nell'o/o, nella scelta consapevole tra possibilità ugualmente difficili e incresciose: non è un o/o, ma un e/e/e/e/e e ancora e. La vita è composta di e: l'accidentale e l'immutabile, l'elusivo e l'afferrabile, il bizzarro e il prevedibile, l'attuale e il potenziale, tutte realtà che si moltiplicano, si aggrovigliano, si sovrappongono, entrano in collisione, si combinano tra loro, più il moltiplicarsi delle illusioni! Questo moltiplicato per questo, moltiplicato per questo, moltiplicato per questo. Possibile che un essere umano dotato di intelligenza non sia molto di più che un produttore di incomprensioni su larga scala?
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Descrizione del libro
Al centro della 'Controvita' ci sono persone che mettono in atto i loro sogni di rinnovamento e di fuga, arrivando a rischiare l'esistenza per modificare destini apparentemente irreversibili. A illuminare queste vite in transizione e a guidarci fra i suggestivi panorami del libro c'è la mente dello scrittore Nathan Zuckerman. Sua è l'intelligenza scettica e avvolgente che calcola il prezzo da pagare nella lotta per cambiare le sorti personali e dare un nuovo volto alla storia, che si attui in uno studio dentistico del New Jersey o in un villaggio improntato alla tradizione nel Gloucestershire, in una chiesa del West End londinese o in un minuscolo insediamento israeliano nel deserto della West Bank.
Peccato perché il talento ineguagliabile di Philip Roth faceva presagire il capolavoro che resta invece solo potenziale.
I temi sono quelli di sempre, sesso, famiglia e in primis ebraismo, argomento sul quale Roth si esprime con la consueta autoironia e il noto spirito dissacratorio declinandone tutti gli aspetti e le contraddizioni: laico/religioso, sionista e non, israeliano/diasporico. Qui Roth è al meglio e il problema identitario (chi è ebreo? che cosa significa essere ebreo?) è illuminato come più lucidamente non si potrebbe, mettendo al tempo stesso a nudo la sua attrazione nevrotica e il suo, peraltro solo apparente, rifiuto di tutto ciò che l’ebraismo è e rappresenta.
Collegato a questo è il tema, a sua volta tipicamente e nevroticamente ebraico ( ma certamente non soltanto!) della ricerca di altro, di quello che non c’è e che non si può e non si potrà raggiungere. E’ il miraggio della ‘controvita’, un inseguimento consapevolmente vano, ma intrinsecamente e umanamente irrinunciabile. Altri temi sono il rapporto tra fratelli (e in subordine tra sorelle), il ruolo e la responsabilità dello scrittore (e dello scrittore ebreo in particolare), il rapporto tra narrazione e realtà, con l’inserimento anche di un romanzo nel romanzo , tipo il successivo ‘Miele’ di Mc Ewan, ma meglio realizzato, e il racconto dell’indomani della propria morte con commenti dei superstiti (come poi più ampiamente Coetzee, Tempo d’estate). Non manca infine l’antisemitismo, in un’inconsueta ambientazione inglese e altolocata. E questa è la parte che mi è risultata più tediosa, salvo le ultime pagine, molto belle sulla questione identitaria. Troppo materiale, ribadisco, anche se maneggiato con passaggi narrativi abilissimi, con sorprendenti stacchi di tempo e di luogo che solo uno scrittore della maestria di Roth può affrontare felicemente senza tema di scivolate pericolose. ( )