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Allegro ma non troppo con Le leggi…
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Allegro ma non troppo con Le leggi fondamentali della stupidità umana (originale 1973; edizione 1988)

di Carlo M. Cipolla (Autore)

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Un "divertissement", un guizzo anarchico dell'intelligenza. © cos©Ơ che si possono definire queste pagine nelle quali Cipolla abbandona gli austeri panni dello studioso e, giocando sul filo del paradosso e dell'assurdo, costruisce due brevi saggi: il primo, una ilare parodia della storia economica e sociale del Medioevo; il secondo, una sorta di scherzosa teoria generale della stupidit© umana… (altro)
Utente:catvllo
Titolo:Allegro ma non troppo con Le leggi fondamentali della stupidità umana
Autori:Carlo M. Cipolla (Autore)
Info:Il Mulino (1988), Edition: Prima, 83 pages
Collezioni:La tua biblioteca
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Etichette:Nessuno

Informazioni sull'opera

Allegro ma non troppo di Carlo M. Cipolla (1973)

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Le etichette che ho assegnato a questo libro mi aiutano a scrivere quello che penso della stupidità. In qualità di bibliomane ho tutte le qualità per affermare, senza tema di smentite, che la stupidità è parte integrante della esistenza. Uomini o donne, animali e ogni cosa del Creato sembra non sfuggire ad un destino, quello della stupidità, intesa come atto del non capire perchè accadono certe cose. Un classico quindi della natura umana e non solo, uno dei miei argomenti favoriti, specialmente quando collego questa patologia ai miei comportamenti. Già, perchè non crediate che io la stupidità la leggo e la ritrovo soltanto fuori di me, per così dire. Il fatto è che la "stupidità" è parte integrante anche di me stesso, come dell'universo. Detto questo, mi pare di poter dire che Carlo M. Cipolla ha scritto un libro che è anche una guida, se non alla risoluzione, almeno alla comprensione della patologia. Un problema, quindi che è sostanzialmente di natura psicologica ma anche sociale, un tema di vita.

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«Opera o, più propriamente, “divertissement” dello storico italiano Carlo Maria Cipolla (1922-2000), pubblicata nel 1988 a Bologna. L’edizione italiana raccoglie in realtà due saggi scritti originariamente in inglese nel 1973 e nel 1976 e usciti, come spiega l’Autore, “in edizione ristretta riservata per soli amici”. La loro circolazione quasi clandestina e il favore raccolto negli ambienti storiografici convinsero Cipolla a darli alle stampe anche per un pubblico non necessariamente specializzato. Si tratta, effettivamente, di una curiosa ed intelligente dimostrazione di come, con humor, si possano costruire (e spesso irridere) modelli teorici semplicisticamente basati sul nesso causa-effetto.

Nel caso del primo saggio, Cipolla ammicca con ironia tagliente alle conclusioni meccaniche ed esasperate di certa storiografia socio-economica: concatenando la crescente richiesta di pepe manifestatasi nell’Occidente medievale (“il pepe, si sa, è un potente afrodisiaco”), gli espedienti escogitati dagli europei per procurarselo (non ultime le Crociate), la benefica influenza che la spezia ebbe sulla crescita demografica, il conseguente incremento della domanda e della produzione di altre merci (ferro, lana e vino, appunto), l’Autore riesce a dimostrare con tanto di teorema matematico che “fu allora che il capitalismo medievale raggiunse il suo apice. Il pepe, il vino e la lana erano i principali ingredienti della prosperità generale, il pepe mantenendo naturalmente il ruolo di quello che Marx chiamava il motore della storia”.

Addirittura cartesiana è la dissertazione sulla stupidità umana: cinque le leggi fondamentali da tener presenti (la prima: “Sempre ed inevitabilmente ognuno di noi sottovaluta il numero di individui stupidi in circolazione”) per tentare di neutralizzare la vera e propria piaga sociale costituita dalla cospicua e indiscriminata massa di stupidi. La prerogativa essenziale dello stupido, palesa Cipolla con l’ausilio di assi e coordinate cartesiani, è di nuocere agli altri senza arrecare vantaggio a sé; il tutto con inevitabili conseguenze sulla vita politica (lo stupido vota e si annida anche tra i politici).

Se per il lettore gli esiti di questi due esercizi di stile di Cipolla (specie del secondo) sono esilaranti, non va taciuto che tra le righe si colgono i leitmotiv della sua intera opera, spesso in bilico tra levità, paradossi e severità d’indagine. Si pensi, per esempio, ai lavori di storia economica o a quelli sulle condizioni di vita dei ceti medio-bassi tra Medioevo ed età moderna (Salute pubblica e professione medica nel Rinascimento, Public Health and the Medical Profession in the Reinassance, 1976; Cristofano e la peste, 1976; Chi ruppe i rastelli a Monte Lupo?, 1977; I pidocchi e il Granduca, 1979).

Per definire la complessità della figura di Cipolla storico e intellettuale appare dunque del tutto appropriata l’affettuosa definizione coniata in suo ricordo dall’amico e collega di Berkeley David S. Landes: “Renaissance Man, Global Historian”.» ( )
1 vota AntonioGallo | Jan 7, 2023 |
Piccolo e leggero divertissement ben scritto. Dà un po' di sconforto scoprire che contro gli stupidi non c'è nessuna difesa ( )
  jcumani | Aug 16, 2017 |
Pura delizia. Due piccoli saggi intelligenti e stuzzicanti. Ma il secondo... è incredibile. Il libro è stampato nel 1988, ma era più vecchio, e aveva circolato in forma privata. Riletto oggi è di una attualità lancinante.
  patri50 | Aug 1, 2012 |
E' intelligente, è allegro. E' anche drammaticamente vero. ( )
  ruslanbau | Nov 19, 2010 |
non si può non averlo letto perché è breve, intelligente e divertente ( )
  epanto | Dec 14, 2008 |
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Un "divertissement", un guizzo anarchico dell'intelligenza. © cos©Ơ che si possono definire queste pagine nelle quali Cipolla abbandona gli austeri panni dello studioso e, giocando sul filo del paradosso e dell'assurdo, costruisce due brevi saggi: il primo, una ilare parodia della storia economica e sociale del Medioevo; il secondo, una sorta di scherzosa teoria generale della stupidit© umana

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