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Sto caricando le informazioni... The shadow king (edizione 2020)di Maaza Mengiste
Informazioni sull'operaIl re ombra di Maaza Mengiste Sto caricando le informazioni...
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Premi e riconoscimentiMenzioniElenchi di rilievo
"A brilliant novel, lyrically lifting history towards myth. It's also compulsively readable. I devoured it in two days." -- Salman Rushdie.
With the threat of Mussolini's army looming, recently orphaned Hirut struggles to adapt to her new life as a maid to Kidane and his wife Aster. Kidane, an officer in Emperor Haile Selassie's army, rushes to mobilize his strongest men before the Italians invade. His initial kindness to Hirut shifts into cruelty when she resists his advances, and Hirut finds herself tumbling into a new world of thefts and violations, of betrayals and rage. As the war begins in earnest, the Emperor goes into exile and Ethiopia quickly loses hope. Hirut helps disguise a gentle peasant as the emperor and soon becomes his guard, inspiring other women to take up arms against the Italians. -- adapted from jacket Non sono state trovate descrizioni di biblioteche |
Discussioni correntiNessunoCopertine popolari
Google Books — Sto caricando le informazioni... GeneriSistema Decimale Melvil (DDC)813.6Literature English (North America) American fiction 21st CenturyClassificazione LCVotoMedia:
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Il mio problema è stato che da un romanzo storico mi aspetto uno stile più asciutto e interessato a farsi da parte in favore degli eventi narrati. Mengiste, invece, ha fatto l’esatto contrario, infiorettando la sua prosa con una retorica che per me ha finito anche per inficiarne il realismo in alcuni punti. Mi è sembrata quindi una scelta decisamente infelice e mi ha reso la lettura così faticosa da essere quasi respingente.
Il dispiacere è ancora più grande se penso al fatto che la storia è raccontata in modo da sottolinare il ruolo delle donne etiopi nella resistenza all’invasione dell’esercito fascista e che abbiamo tanto bisogno di leggere e diffondere queste storie, così a lungo ignorate. Il dispiacere è ancora più grande se penso a come esce distorto questo punto di vista dallo stile di Mengiste, che a momenti sembra quasi morbosa nel descrivere le violenze perpetrate ai danni delle donne etipi. Ovviamente non metto in dubbio che siano avvenute, ma Mengiste non dà l’idea di volerle semplicemente raccontare, ma di voler indugiare sui dettagli.
Un altro elemento rovinato è stata la presenza di Ettore, un personaggio che intende mostrare la non assolutezza del ruolo di vittima e carnefice: una sola persona può essere entrambi in circostanze e ambiti diversi. Ettore è ebreo ed è ovviamente una vittima dell’antisemitismo del governo fascista; allo stesso tempo, però, è il fotografo dell’esercito e il carnefice che immortala la violenza dei commilitoni. In lui i due ruoli si mescolano e a volte è difficile scinderli del tutto: peccato che – di nuovo! – lo stile di Mengiste renda questo conflitto torbido e ne depotenzi la capacità di turbare lǝ lettorǝ.
Se avete letto questo romanzo, fatemi sapere come vi è sembrato e se sono solo io a essere troppo stucca con questi stili troppo altisonanti. ( )