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Sto caricando le informazioni... Mucho Mojo: Mucho Mojo (HB) (edizione 2002)di Joe R. Lansdale (Autore)
Informazioni sull'operaMucho Mojo di Joe R. Lansdale
Books Read in 2014 (1,826) Sto caricando le informazioni...
Iscriviti per consentire a LibraryThing di scoprire se ti piacerà questo libro. Attualmente non vi sono conversazioni su questo libro. Se la prima puntata è centrata sul passato di Hap, avendo come motore l’affascinante ex-mogliettina del medesimo, la seconda avventura si concentra sulla famiglia di Leonard, trasferendo protagonisti, armi e bagagli nel quartiere nero della città, povero e inevitabilmente segregato tanto che Hap ha l’occasione per sperimentare una sorta di razzismo alla rovescia. La morte dello svanito zio Chester, l’uomo che gli ha insegnato come stare al mondo, lascia all’ancora zoppicante protagonista di colore un’eredità alquanto inconsueta, fatta di buoni spesa, vecchi libri e una casa malandata. Siccome la dimora è quella in cui Leonard è in buona parte cresciuto, il duo vi si trasferisce cominciando a risistemarla: durante i lavori, una brutta sorpresa li mette sulle piste di una banda di pedofili, dimostrando che l’avo non era rimbambito come poteva apparire. Superfluo aggiungere che il duo inizia la caccia, ricorrendo alla polizia solo proprio quando non si può evitarlo, fino a che tutto è bene quello che finisce bene: come spesso accade in Lansdale, la trama gialla non è poi così trascendentale perché si capisce ben presto l’identità del colpevole e la resa dei conti è il segmento più debole, il che conferma ancora una volta la preferenza dell’autore per il lavoro sulle situazioni e i personaggi. La vecchia Me-Maw e la sua abitazione tappezzata di fotografie, il reverendo con la palestra per la boxe accanto alla chiesa, gli spacciatori della porta accanto, la strana coppia di poliziotti Marvin (nero) e Charlie (bianco), l’incantevole ma insidiosa avvocatesaa nera Florida: tutti sono al centro di digressioni dalle dimensioni variabili che ne disegnano con precisione le caratteristiche e solo l’ultima della lista dà l’impressione di allargarsi troppo grazie alla sua storia d’amore con Hap (a meno che la sua presenza non serva soprattutto a confermare le difficoltà dell’uomo con il sesso femminile). Tra i ruoli di rilievo non può mancare il Texas orientale con i suoi grandi spazi strozzati dal caldo o battuti da violenti temporali che si annunciano con ore d’anticipo all’orizzonte: su tale sfondo, sovente combattendo con l’umidità, si muove un’umanità che si arrabatta per vivere fra nette distinzioni di classe e di razza che consentono uno sfogo al pessimismo di fondo dello scrittore. Si tratta comunque di una sensazione che resta in secondo piano senza inficiare la narrazione, perché Lansdale racconta con la consueta, brillante verve che costringe il lettore a voltare pagina regalandogli nel frattempo pagine di divertito umorismo che scaturiscono dai battibecchi tra i due soci e dalle mirabolanti iperboli di cui è specialista in special modo Leonard. nessuna recensione | aggiungi una recensione
Lo hanno soprannominato Mojo storyteller dal titolo di questo libro. Mojo ©· un po' di magia nera con una spruzzata di sesso, ma nella miscela Lansdale c'©· anche parecchio horror e l'umorismo non manca mai. Qui c'©· perfino lo scheletro di un bambino sepolto sotto il pavimento... Ma andiamo con ordine. Dopo essersi ripresi da una losca disavventura, Hap Collins e Leonard Rine sono tornati alla loro vita di sempre, fatta di lavoretti, ozio e birre ghiacciate. Ma tutto cambia quando uno zio di Leonard muore e lascia il nipote erede di una casa fatiscente e di centomila dollari in contanti. I due si trasferiscono nell'antica dimora e decidono di ristrutturarla per rivenderla a un prezzo ragionevole, ma ben presto fanno la macabra scoperta della creatura sotto le assi. Con l'aiuto non sempre compiaciuto di due poliziotti e il sostegno di una bella avvocatessa di colore, Hap e Leonard scoprono una realt© ancor pi©£ agghiacciante: sono ormai dieci anni che, nel mese di agosto, scompare dal quartiere un bambino di colore, povero e figlio illegittimo, spesso di una prostituta. E gli indizi raccolti dai due investigatori sembrano convergere verso personaggi influenti della comunit© , i classici insospettabili. Non sono state trovate descrizioni di biblioteche |
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Google Books — Sto caricando le informazioni... GeneriSistema Decimale Melvil (DDC)813.54Literature English (North America) American fiction 20th Century 1945-1999Classificazione LCVotoMedia:
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Decisamente più matura dell’esordio di “Una stagione selvaggia”, da cui di fatto la storia di “Mucho Mojo” pare ripartire, questa avventura che Lansdale costruisce su misura per il suo duo di investigatori fuori dalle righe, e forse anche un po’ fuori di testa, è ben costruito, fluisce bene, si muove con disinvoltura nel ghetto, tra spacciatori di crack, poliziotti dalla mano pesante, donne che sanno il fatto loro, un serial killer ed un numero di scheletri da far pensare al giorno del giudizio. Il tutto tra una birretta e l’altra, tra le assi sconnesse della veranda, nell’alternarsi tra le cotte adolescenziali di Hap e le battute tutt’altro che edulcorate di Leonard che cartavetra il senso del pudore allo stesso modo di come lo fa con le assi del tetto di casa. Il primo, bianco sudista che ha passato qualche anno nelle patrie galere per il netto rifiuto ad arruolarsi per l’oriente, pugile e buon tiratore; il secondo afroamericano gay e veterano del Vietnam dalla mente arguta, sottile conoscitore dell’animo umano, praticante di arti marziali che non va certo per il sottile nell’azione, soprattutto quando c’è da darle come si deve.
A fare da catalizzatore a questa storia, e cercherò nello scriverlo di evitare con cura di peccare di spoiler, è la morte dello zio Chester, una figura che ha surrogato quella paterna per Leonard, perlomeno prima che lo zio scoprisse le preferenze sessuali del nipote. Il buon vecchio Chester però prende tutti in contropiede alla sua dipartita, lasciando in eredità a Leonard un po’ di soldi, più di quanti i due siano abituati a contare, in bilico tra saltuari lavori improvvisati, e la sua casa, non proprio un esempio di manutenzione periodica per le pessime condizioni in cui versa, ma perfettamente inserita in un quartiere in cui spacciatori e loschi figuri la fanno da padrone.
Hap e Leonard decidono di trasferirsi nella fatiscente dimora del fu zio Chester, ristrutturarla per poi rivenderla ad un prezzo ragionevole, ma ben presto fanno una macabra scoperta sotto le assi di un pavimento umido su cui sono stipate pile di giornali. In un’atmosfera “Mucho Mojo”, ovvero sospesa tra rituali scaccia spiriti del continente nero (l’albero delle bottiglie nel giardino) ed una sorta di oscura alchimia sessuale, di cui forse è compartecipe anche l’ormonalità ammaliatrice di Florida Grange, una bella avvocatessa di colore, Hap e Leonard scoprono una realtà ancor più agghiacciante: sono ormai dieci anni che, nel mese di agosto, scompare dal quartiere un bambino di colore, povero e figlio illegittimo. A dar loro manforte in questa indagine, quasi mai per puro senso del dovere, anche due poliziotti di quella periferia oscura del Texas delle paludi, del caldo afoso, della pioggia scrosciante. Tutti elementi che in Lansdale non mancano mai.
Il duo Hap e Leonard si completa, nella diversità tra i personaggi che lo compongono, nel modo di ragionare, nell’osservare le cose, nell’interpretare le persone, ma soprattutto, e in questo l’autore è veramente un maestro, nell’esorcizzare i drammi del quotidiano con l’ironia. Pungente, gretta, ruvida, ma mai stantia. Per certi versi esilarante, senza che nella risata che essa strappa a chi legge evapori la tensione o si decolori la sfumatura noir della scrittura. Ciò basta a Lansdale per dare vita ad una storia vivace e tesa, senza ingrossare le pagine di tecnicismi polizieschi, evitando il ricorso ad opprimenti toni cupi, preferendo piuttosto puntare sui commenti acuti legati alle divisioni razziali, all’amicizia e all’amore così come accade nelle piccole cittadine americane.
Joe R. Lansdale, anche in questo suo lavoro, in qualche modo raccoglie l’eredità country di scrittori come Edward Anderson, Erskine Caldwell, James M. Cain o Robert Alter ed al contempo reinterpreta la vena ironica di Raymond Thornton Chandler o di Samuel Dashiell Hammett. Ne nasce uno stile che più di altri autori contemporanei è capace di raccontare a chi legge la vita di ogni giorno nella sua ineludibile crudezza. Ma a colpirmi, in questo racconto ancor più che nel precedente della serie, è l’idea che la linea tra il bene e il male non sia così ben definita, o meglio che non sia necessariamente un angelo alato calato dal cielo a sconfiggere il demone salito dagli inferi, ma piuttosto che esista una dimensione dell’antieroe (Hap e Leonard non solo l’esempio perfetto del modello di bene) che si fa paladino di una società meno sbagliata, se non proprio più giusta.
Anche in questo libro c’è una sorta di sopraffina sapienza nella caratterizzazione dei protagonisti. E’ sufficiente, ad esempio, vestirli per le esequie di zio Chester. Ed ecco quindi che Leonard si presenta in completo verde scuro con una camicia giallo canarino ed una cravatta a righe arancioni, verdi e gialle; scarpe nere a punta e cerniere sul lato, “il tipo di scarpe che speravi smettessero di produrre più o meno nello stesso periodo in cui i Dave Clark Five smisero di fare dischi”. Una capacità che compensa ad uno sviluppo narrativo fin troppo generoso di indizi, tanto da farci intuire, con un certo numero di pagine d’anticipo sul finale, chi è il cattivo. Ma non però a rivelarci come va a finire veramente, il che lascia forse presagire l’intenzione di chi scrive a volerci coinvolgere nell’investigazione, farci sentire la pressione, vivere la parte più oscura della storia. E questo giova alla lettura!
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